Trattato Dublino, 7 no a proposta di riforma. Salvini: “Vittoria”

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Vertice a Lussemburgo dei ministri degli Interni. Oltre all’Italia, sarebbero 6 i Paesi contro i cambiamenti al sistema di asilo europeo proposti dalla presidenza bulgara. Tre Stati non si sarebbero espressi, gli altri 18 pur non soddisfatti rimangono aperti a negoziati

Sette Paesi, secondo fonti a Lussemburgo, si sono detti contrari alla proposta della presidenza bulgara sulla riforma del regolamento di Dublino. Oltre all'Italia, sarebbero Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. "Una vittoria per noi, sono molto soddisfatto", ha commentato il nuovo ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il vertice a Lussemburgo, con i ministri degli Affari interni degli Stati membri dell’Unione, aveva il compito di analizzare la proposta di cambiamento bulgara del sistema di asilo europeo per i migranti, in vista del vertice dei leader di fine giugno. Già alla vigilia, gli Stati erano sembrati divisi. "Non dobbiamo risparmiare gli sforzi", ha invitato il commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos.

7 Paesi dicono no, si spacca il fronte mediterraneo

Oltre ai 7 Paesi - compresa l’Italia - che si sono detti contrari a tenere la proposta della presidenza bulgara come base di lavoro per il vertice di giugno, altri tre Stati non si sono espressi: Estonia, Polonia e Gran Bretagna. Gli altri 18 membri, pur non soddisfatti della proposta, hanno lasciato la porta aperta al negoziato verso il summit. Tra questi anche Grecia, Malta e Cipro: si sarebbe spaccato, così, il fronte mediterraneo. Il testo della proposta di riforma della presidenza bulgara passerà ora all'attenzione del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che deciderà come portare avanti la discussione al vertice dei leader. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, su Twitter, ha commentato: "La proposta del Parlamento europeo per la riforma di Dublino è l'unica che mette insieme fermezza e solidarietà. Su questa base gli Stati membri e il Consiglio devono lavorare". Ha poi ribadito che "per fermare l'immigrazione clandestina serve un piano Marshall per l'Africa e un accordo con la Libia e i Paesi di transito come quello fatto con la Turchia".

La soddisfazione di Salvini

Quello che è successo al vertice dei ministri a Lussemburgo "è una vittoria per noi, sono molto soddisfatto", ha commentato invece Salvini. "Noi - ha aggiunto - avevamo una posizione contraria e altri Paesi ci sono venuti dietro, abbiamo spaccato il fronte. Significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee". Del regolamento di Dublino ha parlato anche il premier Giuseppe Conte, nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato: "Ne chiederemo con forza il superamento per ottenere l'effettivo rispetto dell'equa ripartizione delle responsabilità e realizzare sistemi automatici di ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo".

Belgio: "Riforma è morta"

Alla fine della prima parte dei lavori del vertice di Lussemburgo, ha parlato il segretario di Stato all'Asilo belga Theo Francken. "La riforma del regolamento di Dublino è morta. Non c'è una base sufficiente per andare avanti nella discussione. Molti Paesi hanno espresso resistenze importanti", ha detto. Francken ha auspicato un "approccio australiano", per arrivare a "uno stop completo dell'immigrazione illegale", e un accordo Ue-Tunisia sul modello di quello fatto con la Turchia (in modo che quando i migranti "partiranno dalla Libia potranno essere intercettati in mare e portati in Tunisia"). "Prima chiudiamo le frontiere, poi potremo trovare un accordo su chi fa cosa", ha aggiunto. E sul nuovo governo italiano ha dichiarato: "Mi aspetto una stretta sulla migrazione. Seguo il nuovo ministro Salvini da mesi. La posizione dell'Italia è piuttosto severa. Ma anche il Belgio ha un governo di destra, quindi anche noi siamo piuttosto duri. Penso sarebbe positivo se l'Italia iniziasse a rifiutare i migranti sulle proprie coste e non li lasciasse più entrare in Sicilia".

Germania: la proposta “com'è attualmente non la accettiamo”

Diversi ministri avevano già detto la loro sul regolamento di Dublino e sulla proposta di cambiamento entrando al vertice. “Abbiamo ancora molte questioni aperte”, “ci sono molti Stati membri che hanno punti di cui vogliono discutere. È complicato, ma cercare di trovare soluzioni è una cosa che dobbiamo ai cittadini europei”, aveva detto il ministro alla Migrazione olandese Mark Harbers. Anche la ministra alla Migrazione svedese Helene Fritzon aveva sottolineato che “l’Europa ha bisogno di un'intesa”, ma aveva aggiunto che “con le elezioni delle destre in Europa c'è un problema per raggiungere un compromesso oggi. C'è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell'Italia, ma anche della Slovenia”. “Aperta a una discussione costruttiva” si era detta anche la Germania ma, aveva avvisato il segretario di Stato tedesco Stephan Mayer, la proposta “com'è attualmente non la accettiamo”. “Non c'è solo l'Italia a opporsi, anche i Paesi Visegrad sono contrari, e il governo tedesco critica punti precisi”, aveva aggiunto.

Austria: Italia “un alleato forte”

Il ministro dell'Interno austriaco Herbert Kickl, invece, aveva spiegato che in giornata avrebbe sentito al telefono Matteo Salvini. L’Austria, aveva aggiunto, considera l’Italia “un alleato forte”. Poi aveva anticipato che, se non ci sarà prima un'intesa sulla proposta per la riforma del regolamento di Dublino, a settembre (durante la presidenza austriaca), “annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana” sulla politica di asilo. Secondo alcune fonti, questo potrebbe essere uno scenario possibile: se l’attuale dossier dovesse finire su un binario morto, come appare sempre più probabile in quanto resta poco tempo per una trattativa molto complicata, si potrebbe ripartire su nuovi presupposti sotto la presidenza austriaca, magari puntando sulla messa in sicurezza delle frontiere esterne e sui rimpatri.

Avramopoulos: "C'è tempo per raggiungere accordo"

Il commissario Avramopoulos, dopo la prima parte del vertice, ha invitato: "Non dobbiamo risparmiare gli sforzi per continuare ad avanzare con uno spirito costruttivo, questo mese. In passato ci siamo impegnati tutti a concordare su una riforma duratura. Ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e portare avanti il lavoro". Prima della riunione, comunque, aveva preso tempo. “I leader Ue hanno dato mandato al consiglio di trovare una soluzione per giugno. Se slittiamo di un paio di settimane, non è la fine del mondo”, aveva detto. E ancora: “Non siamo qui per trovare l'unanimità finale. Dobbiamo approfondire il dialogo, ma abbiamo ancora molto tempo davanti a noi, per raggiungere un accordo”. Quanto alle domande sul nuovo governo italiano e le posizioni sulla politica migratoria, il commissario aveva detto di non volersi intromettere in questioni nazionali, spiegando che “personalmente, per lui, l'Italia è uno dei Paesi più importanti dell'Europa”. Sui tempi dei negoziati, non aveva risparmiato una battuta il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn: “Per Pasqua avremo un compromesso, ma non so ancora in quale anno”.

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