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Biologo Alessandro Coatti ucciso in Colombia, si indaga su gruppi paramilitari

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Il suo corpo è stato trovato fatto a pezzi all’interno di una valigia: di lui non si avevano tracce dallo scorso venerdì, 4 aprile. Il biologo era arrivato a Santa Marta, città sulla costa caraibica della Colombia, il giorno precedente. Gli inquirenti colombiani sembrano escludere legami con i narcos e la criminalità

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Si segue la pista dei gruppi paramilitari nell’indagine sulla morte di Alessandro Coatti, il biologo italiano il cui corpo è stato trovato fatto a pezzi in Colombia. Una vicenda crudele che lascia ancora molti punti oscuri. L’unica certezza è che Coatti, 38 anni, era arrivato a Santa Marta, una città di mezzo milione di abitanti affacciata sul mar dei Caraibi, il 3 aprile per trascorrere una vacanza studio. Di lui si sono perse le tracce quasi subito: l’ultima volta è stato visto mentre lasciava il suo hotel in taxi. Tre giorni dopo la sua testa e le braccia sono state trovate in una valigia nella stessa città di Santa Marta, nella zona di Villa Betel, nei pressi dello stadio Sierra Nevada. Un paio di giorni dopo un’altra parte del suo corpo è stata ritrovata  in un sacco di plastica, gettato nelle acque del fiume Manzanares, vicino al ponte La Platina. Le caratteristiche dell’omicidio, secondo alcuni esperti, porta ai gruppi paramilitari. "Chi ammazza in questo modo nella regione sono quelli del Clan del Golfo e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra", ha detto al Tiempo l'esperto di conflitti territoriali, Lerber Dimas.

Esclusa la criminalità organizzata

Alcune fonti vicine agli investigatori hanno fatto sapere che le indagini per il momento escludono legami con i narcos e la criminalità organizzata colombiana. La mancanza di elementi che colleghino al traffico di droga o ad altre attività criminali rafforza l’ipotesi dei gruppi paramilitari. "Esiste un chiaro schema ricorrente in questi crimini: corpi torturati, smembrati, infilati in sacchi della spazzatura o di caffè e abbandonati sulle strade rurali", ha spiegato la specialista in diritti umani, Norma Vera Salazar, secondo cui "questi tipi di omicidi vengono utilizzati dai gruppi di autodifesa per inviare messaggi di allerta, incutere paura e marcare il territorio". In ogni caso, gli inquirenti sono al lavoro sui tabulati telefonici e sugli ultimi movimenti bancari di Coatti. Un testimone, citato da un giornale locale, ha riferito che il ricercatore aveva fatto escursioni per godersi i paesaggi della regione e aveva chiesto informazioni sugli itinerari per raggiungere una località considerata la capitale ecologica della Sierra Nevada.

Pm italiano atteso in Colombia

La polizia metropolitana di Santa Marta e la procura generale colombiana hanno espresso la loro totale disponibilità a lavorare insieme alle autorità italiane sul caso. I pm di Roma affideranno delega alle forze dell'ordine per le indagini e, come primo passo, invieranno una rogatoria in Colombia per avviare una collaborazione giudiziaria. Gli inquirenti potrebbero chiedere agli omologhi colombiani di essere informati sui futuri passi dell'inchiesta e secondo l'emittente colombiana Radio Caracol dovrebbe arrivare un magistrato dall'Italia per collaborare al coordinamento delle indagini.

La vittima

Alessandro Coatti, 38 anni, era biologo molecolare. Ricercatore, laureato alla Normale di Pisa, specializzato al Max Planck Institute, fino a qualche mese fa era dipendente della Royal Society of Biology di Londra. In Colombia era arrivato per una vacanza studio. "Siamo fermi al punto di partenza, e saremo fermi finché le indagini lì non saranno finite ma non abbiamo idea del perché di questa tragedia", ha fatto sapere Giovanni Coatti, zio paterno di Alessandro. Madre e padre del ricercatore non hanno rilasciato dichiarazioni e non hanno lasciato la loro abitazione di Longastrino, nel Ravennate. 

Alessandro Coatti
Alessandro Coatti

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