Secondo la stampa l’uomo, arrestato il 24 aprile insieme al fratello e allo zio della ragazza italo-pachistana residente a Brescia, avrebbe strangolato la giovane con l’aiuto degli altri suoi figli. All’origine dell’uccisione forse il rifiuto di un matrimonio combinato
Il padre di Sana Cheema, la ragazza italo-pachistana morta in Pakistan lo scorso 18 aprile, secondo i media locali avrebbe confessato l’omicidio della figlia, forse colpevole di aver rifiutato un matrimonio combinato. L’uomo ora rischierebbe la pena di morte.
L’omicidio con l’aiuto dei figli
L’uomo, già in arresto da due settimane, è un cittadino italiano come la figlia. Era stato fermato lo scorso 24 aprile insieme al fratello e allo zio di Sana con l’accusa di omicidio e sepoltura senza autorizzazione. Secondo quanto si apprende, si sarebbe fatto aiutare da uno dei figli maschi per strangolare la ragazza fino a romperle l'osso del collo, come evidenziato dall'autopsia eseguita sul corpo della giovane.
L’autopsia e la tesi della morte accidentale
La conferma definitiva che Sana fosse stata uccisa era arrivata ieri con i risultati dell’autopsia, che indicano che "l'osso del collo è stato rotto", indizio che porterebbe a identificare la causa della morte in uno strangolamento. Per consentire l’esame autoptico, il corpo della giovane era stato riesumato lo scorso 25 aprile: erano troppe le versioni date sulla sua morte, tra cui quella di un decesso naturale, ribadita più volte dai familiari. Gli avvocati dei tre uomini arrestati fino ad ora hanno continuato a sostenere la tesi della "morte accidentale" e hanno consegnato al magistrato responsabile dell'istruttoria del presunto omicidio alcuni documenti, di cui deve essere verificata l'autenticità, secondo cui l'11 aprile la giovane sarebbe stata visitata dai medici in ospedale per sintomi di alta pressione e dolori addominali.