Spagna, suore di clausura contro la sentenza sullo stupro di Pamplona

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Le carmelitane hanno espresso la loro solidarietà alla ragazza attraverso un post su Facebook (foto: Facebook)

Le carmelitane di Hondarribia, nei Paesi Baschi, si sono unite allo sdegno espresso da migliaia di persone in tutto il Paese: i cinque autori di un'aggressione sessuale sono stati dichiarati colpevoli solo di abuso e non di violenza

In Spagna non si placa l’indignazione dopo la sentenza per uno stupro di gruppo, avvenuto nel 2016 durante la festa di San Fermín a Pamplona e ribattezzato dai media spagnoli il caso de "La Manada" (il branco). Sull’argomento si sono volute esprimere anche le suore di clausura di Hondarribia, nella diocesi di San Sebastián, che attraverso Facebook hanno espresso la loro più totale contrarietà nei confronti del verdetto dei giudici.

"Sorella, io ti credo"

In un post, infatti, le carmelitane hanno scritto: "Noi viviamo in clausura, portiamo un abito quasi fino alle caviglie, non usciamo di notte (se non per andare al pronto soccorso), non andiamo a feste, non assumiamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità. Questa è una scelta che non ci rende migliori né peggiori di chiunque altro, anche se paradossalmente ci rende più libere e felici di altri. E perché è una scelta libera, difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione (questo è uno) il diritto di tutte le donne a fare liberamente il contrario senza che vengano giudicate, violentate, intimidite, uccise o umiliate per questo. Sorella, io ti credo".

Richiesta di rivedere il codice penale

Lo slogan utilizzato in chiusura del messaggio è lo stesso gridato in questi giorni dalle manifestanti che protestano contro la sentenza, mentre sui social network rimbalnza l'hashtag #yotecreohermana. Il verdetto dei giudici del tribunale di Navarra ha creato, infatti, una vera e propria ondata di proteste in tutta la Spagna, con oltre un milione di firme raccolte per chiedere la squalifica della sentenza. Intanto, l'avvocato madrileno Angel Morán, che segue insieme al collega di Pamplona Carlos Bocaicoa la difesa della vittima dello stupro, ha annunciato che ci sarà un ricorso contro il verdetto. La sentenza, trasmessa anche in diretta tv lo scorso 26 aprile, condanna i cinque imputati a 9 anni di reclusione ciascuno, 5 anni di libertà vigilata e 10mila euro di danni da risarcire alla vittima. Per i giudici, però, i cinque sono colpevoli di abuso sessuale ma non di stupro ]perché la giovane avrebbe mostrato segni di ribellione durante l'atto. Questo comportamento, per i togati dimostrerebbe la mancanza di coercizione violenta da parte del "branco". Sull’onda delle polemiche, secondo quanto riporta la stampa spagnola, il ministro della Giustizia Rafael Catalá, ha chiesto alla Comisión General de Codificaciónil più alto organo consultivo del ministero, se il codice penale sia adeguato o "necessiti di un aggiornamento" per quanto riguarda i reati a sfondo sessuale.

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