"Il mio gladiatore ha deposto il suo scudo e ha spiccato il volo", ha scritto in un post Thomas Evans, il padre del bambino britannico deceduto a causa di una grave malattia neurodegenerativa. Il Pontefice in un tweet: "Prego per i suoi genitori"
Il messaggio del Papa
"Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie - ha scritto su Twitter il Papa, che aveva anche incontrato il padre del bambino - Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio".
L'ospedale di Liverpool: "Devastante"
Una vicenda, quella di Alfie, che i medici dell'ospedale Alder Hey di Liverpool, in un messaggio di cordoglio, definiscono "un viaggio devastante". L'istituto sanitario ha espresso le sue condoglianze alla famiglia Evans e ha chiesto di rispettare la privacy dei genitori del piccolo e dello staff medico.
Bambin Gesù: caso deve far riflettere
A parlare, dopo la morte del bambino, è anche Mariella Enoc, presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma dove i genitori di Alfie hanno cercato di far trasferire il figlio. "Bisogna iniziare una vera riflessione internazionale e mettere insieme scienziati, clinici, famiglie e istituzioni perché non si ripetano più questi scontri e battaglie ideologiche ma si possano trovare percorsi condivisi che sappiano integrare la dimensione scientifica e quella umana", ha detto Enoc, che ha aggiunto: "Provo un grande dolore per la morte di questo bambino, che è stato tanto amato da due giovani genitori molto coraggiosi, che sono contenta di aver conosciuto".
"Se c'è una cosa che si può dire positiva in questa vicenda", afferma monsignor Francesco Cavina, vescovo che portò il papà di Alfie da Papa Francesco, "è il fatto di avere risvegliato tante coscienze, di aver posto la domanda: chi è che ha il diritto della vita e della morte sulle persone".
Alfie Evans: le tappe della vicenda
Alfie Evans, nato nel maggio 2016, aveva 23 mesi ed era affetto da una grave malattia neurodegenerativa che nemmeno i medici sono riusciti a diagnosticare in modo preciso.
Il piccolo viene ricoverato la prima volta nel dicembre 2016 e dopo qualche mese i genitori si rivolgono al dottor Michio Hirano, neurologo americano che aveva aiutato Charlie Gard, il bambino inglese protagonista di una vicenda simile.
A dicembre 2017 l'ospedale di Liverpool dichiara di aver esaurito tutte le opzioni possibili per Alfie e si oppone al desiderio dei genitori di trasferire il piccolo al Bambin Gesù di Roma per tentare cure sperimentali.
Due mesi dopo il caso finisce in tribunale e il giudice Anthony Hayden dà il via libera al piano di fine vita dei medici: ogni richiesta di trasferire Alfie in Italia viene sempre respinta. Lo scorso 23 aprile, sostenendo che non ci sia più nulla da fare, i medici dell’ospedale di Liverpool staccano i macchinari che lo tenevano in vita. Il bambino riesce a respirare autonomamente. Così i genitori rilanciano la richiesta di trasferimento del piccolo da Liverpool all'ospedale romano. Ipotesi che il nostro Paese ha tentato di agevolare concedendo ad Alfie la cittadinanza italiana, ma che la Corte d'Appello di Londra respinge di nuovo.
Due giorni fa il padre di Alfie aveva lanciato un appello al Papa chiedendogli di andare da loro "per rendersi conto di cosa sta accadendo".