"Preferisco raggiungere gli obiettivi della politica estera del presidente con la diplomazia" si legge negli estratti della sua audizione alla Commissione esteri del Senato per la conferma della sua nomina a Segretario di Stato Usa
Il segretario di Stato Usa designato Mike Pompeo anticipa un inasprimento della linea con la Russia ma respinge l'etichetta di "falco" in politica estera. "La guerra è sempre l'ultima risorsa. Preferisco raggiungere gli obiettivi della politica estera del presidente con una diplomazia accanita piuttosto che mandare giovani uomini e donne in guerra", dice il deputato repubblicano ed ex direttore della Cia nella dichiarazione che esporrà oggi davanti alla commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti per la sua conferma alla poltrona degli Esteri. Nel suo discorso, diffuso dalla Casa Bianca, Pompeo parla della situazione con la Russia, tesa a causa della crisi siriana e del caso Skripal, ma anche di Corea del Nord, dell’accordo nucleare con l’Iran e del rapporto con la Cina. Il nuovo segretario di Stato ha preso il posto di Rex Tillerson, la cui sostituzione è stata annunciata da Donald Trump con un tweet lo scorso 13 marzo.
“Russia è un pericolo per il nostro Paese”
"La Russia continua ad agire aggressivamente, spinta da anni di politica debole. Questo ora è finito - dice Pompeo nella sua dichiarazione, spiegando che “le azioni di questa amministrazione hanno reso chiaro che la strategia per la sicurezza nazionale di Trump, giustamente, ha identificato la Russia come un pericolo per il nostro Paese". L’ex capo della Cia ricorda la lista delle mosse anti-Mosca, dal rinforzo e il rifinanziamento dell’esercito alle sanzioni, dalle espulsioni di diplomatici e agenti segreti all’armamento di “giovani uomini e donne che resistono all'espansionismo russo in Ucraina e Georgia”. “Questa lista è molto più lunga - dice Pompeo - e sono fiducioso che avrò l'opportunità di allungarla".
L’incontro tra Trump e Kim Jong-un
Pompeo parla anche di Corea del Nord, dicendosi “fiducioso che non ripeteremo gli errori del passato. Il presidente Trump non è uno che gioca al tavolo dei negoziati, e neppure io". E sul possibile faccia a faccia tra Trump e il leader di Pyongyang Kim Jong-un dice che "l'incontro avverrà nel contesto di un impegno del nostro presidente ad ottenere la denuclearizzazione ed evitare che l'America resti a rischio delle armi dell'arsenale nucleare nordcoreano".
La posizione sull’Iran
Rispetto a quando, nel 2016, Pompeo scriveva su Twitter di essere impaziente di “smantellare l'accordo con l'Iran", la sua posizione sembra essersi ammorbidita. Nel discorso per la commissione Esteri, l’ex capo della Cia parla di "pericoloso comportamento" di Teheran, ma si impegna anche a lavorare con i partner per vedere se è possibile rafforzare l'accordo sul nucleare. Donald Trump, osserva, "è pronto a lavorare con i nostri partner per rivedere" l'accordo, per "risolvere i suoi difetti più vergognosi".
“Con la Cina serve più collaborazione”
Per quanto riguarda la Cina, finita nel mirino dei dazi di Trump, Pompeo dice che l’amministrazione Usa “è decisa a lavorare diplomaticamente con il governo cinese nello sforzo di sviluppare una partnership bilaterale più produttiva. Siamo stati contenti del sostegno cinese ai nostri sforzi di imporre pressione al regime nordcoreano ma devono fare di più". Il repubblicano osserva che, anche se “l'America ha ristabilito una posizione di forza nelle nostre relazioni diplomatiche, la Cina continua i suoi sforzi concertati e coordinati per competere con gli Stati Uniti in termini diplomatici, militari ed economici", e ricorda le continue "provocazioni" militari nei mari cinesi del sud e dell'est, nel cyberspazio e nello spazio.
“Conosco i sacrifici della guerra”
Pompeo, inoltre, respinge l’dea della guerra come soluzione primaria e rifiuta l’etichetta di “falco”: “Conosco di prima mano i dolorosi sacrifici dei nostri uomini e delle nostre donne in uniforme, quindi quando i giornalisti, molti dei quali non mi hanno mai incontrato, etichettano me o chiunque di voi come 'falco', 'estremista' o peggio, scuoto la testa". "Ci sono poche persone che temono la guerra più di quelli di noi che hanno servito in uniforme - conclude - E c'è una grande differenza tra una presenza militare e una guerra".