Papa Francesco, cinque anni fa iniziava il pontificato di Bergoglio

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Il 13 marzo 2013, dopo cinque scrutini, veniva eletto il Pontefice "che viene quasi dalla fine del mondo". Sin dalla sua elezione, avvenuta dopo le dimissioni di Benedetto XVI, spinge per una Chiesa più aperta e più vicina agli ultimi

Primo Papa gesuita, primo proveniente dalle Americhe, primo con il nome Francesco. E il primo a essere eletto dopo un Papa dimissionario (Benedetto XVI). Sono tante le “prime” volte del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, eletto al soglio cinque anni fa, il 13 marzo 2013. Il papato di Francesco ha poco di ordinario già dalle sue premesse. Dal "Buonasera" pronunciato poco dopo la proclamazione ufficiale ai pianti con le vittime della pedofilia, dai viaggi nelle periferie del pianeta ai continui appelli per affrontare "la sfida epocale" dei migranti, dall'accelerazione nel cammino ecumenico e interreligioso al “sogno” di vedere una chiesa unita in Cina, cinque anni di pontificato che hanno già lasciato il segno.

L'elezione

Alle 19.06 di mercoledì 13 marzo 2013 la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina sanciva l’elezione, dopo cinque scrutini, di Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, a 266esimo Papa della storia della Chiesa, con il nome di Papa Francesco. Unico gesuita tra i cardinali elettori, era arcivescovo della città in cui è nato. Di origini piemontesi, è sempre stato noto per uno stile di vita segnato dall'austerità e dalla semplicità. Ha sempre abitato in una piccola stanza nella sede dell’arcivescovado e girava per Buenos Aires usando autobus e metropolitana. Una scelta di sobrietà che Bergoglio ha portato con sé anche al Vaticano, dove ha eletto a sua residenza la più spartana Casa Santa Marta preferendola al sontuoso palazzo apostolico.

Il papa che "viene quasi dalla fine del mondo" e gli ultimi

Il papato di Bergoglio si è contraddistinto fin dal suo inizio da uno stile essenziale, più aperto e meno clericale. Il cuore pulsante del pontificato di Francesco, il Papa che viene “quasi dalla fine del mondo”, come lui stesso si definì il giorno dell’elezione, è sempre stata l’attenzione per gli ultimi, i diseredati, per le periferie. Ma uno dei temi che sta più a cuore a Francesco, e lo ha dimostrato con i suoi innumerevoli spostamenti, è quello dei migranti. Il primo viaggio apostolico è a Lampedusa, la porta d’accesso all’Europa: nell’omelia chiede "perdono per la nostra indifferenza". Poi Lesbo, nel 2017, viaggio dal quale torna portando con sé sull’aereo 12 rifugiati siriani. Durissimo poi il suo intervento al Parlamento europeo, dove dice: “Non si può tollerare che il mar Mediterraneo diventi un grande cimitero".

"Laudato si'", prima enciclica "green" della Chiesa

Papa Francesco mette al centro dell’agenda anche altri temi inediti per la Chiesa: a giugno del 2015 pubblica 'Laudato si'', la prima enciclica “ecologica” della storia ecclesiastica, in cui richiama il mondo alla cura del Creato, perché le conseguenze più pesanti del deterioramento ambientale ricadono sui più deboli della Terra: "L'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano insieme - scrive il Papa, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale". Francesco pone l’accento anche sul numero dei rifugiati per motivi ambientali: "È tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale", nell'indifferenza generale, "segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile".

Le riforme

Jorge Mario Bergoglio ha raccolto la sfida “riformatrice” che le congregazioni pre-Conclave gli avevano lanciato nel marzo 2013. Papa Francesco muove la sua spinta al rinnovamento della Chiesa su due binari paralleli: da una parte la riforma delle strutture, Curia romana e uffici economici in primis, che per Bergoglio non devono essere più autoreferenziali centri di potere. Dall'altra la riforma “interiore”, quella del ritorno allo spirito evangelico, con al centro il tema della "misericordia", cruciale per l'annuncio cristiano e alla quale è stato dedicato il Giubileo straordinario proclamato da Francesco il 13 marzo 2015, a due anni esatti dalla sua elezione. Una linea che si traduce nella vicinanza prima di tutto ai poveri e ai migranti, nel rapporto con le altre confessioni cristiane e le altre religioni come l'ebraismo e l'Islam. E poi lo spogliarsi di ogni ostentazione del potere. Bergoglio ricerca una sempre maggiore “decentralizzazione” della Chiesa, sempre più universale e "sinodale".

I numeri dei 5 anni di pontificato

Anche i numeri descrivono con efficacia i cinque anni di pontificato di Papa Francesco. Due Encicliche (Lumen fidei, sulla fede, e Laudato si’, sulla cura dell'ambiente), due Esortazioni apostoliche (Evangelii gaudium, testo programmatico per una Chiesa in uscita, fortemente missionaria, e Amoris laetitia sull’amore nella famiglia), 23 Motu proprio (riforma Curia Romana, gestione e trasparenza economica, riforma processo nullità matrimoniali, traduzione testi liturgici, con indicazioni per maggiori poteri alle Conferenze episcopali), due Sinodi sulla famiglia, un Giubileo dedicato alla Misericordia, 22 viaggi internazionali con oltre 30 Paesi visitati e 17 visite pastorali in Italia, 8 cicli di catechesi all’udienza generale del mercoledì, quasi 600 omelie a braccio nelle Messe a Santa Marta, oltre 46 milioni di follower su Twitter e più di 5 milioni su Instagram.

Le prossime sfide

Ora per Papa Francesco si apre un periodo ancora ricco di sfide: in primo piano i giovani, ai quali il Pontefice ha voluto dedicare il prossimo Sinodo dei vescovi, e la famiglia, con l'incontro mondiale in Irlanda che dovrebbe suggellare le indicazioni della Amoris Laetitia, il documento sulla famiglia nella quale il pontefice, ancora una volta, chiede alla Chiesa di avere uno sguardo di misericordia sull'uomo. Resta forte anche l'impegno sulle riforme: molte iniziative hanno già trovato attuazione, per esempio nel settore delle comunicazioni e in alcuni accorpamenti in Curia, come anche sul versante della trasparenza finanziaria, ma il processo resta un cantiere aperto. Sul fronte della politica internazionale, è sempre fitto il lavoro del Pontefice nel cercare di costruire ponti. E per questo, nei cinque anni sul soglio di Pietro, non ha mai rinunciato a incontrare nessuno. Anche chi, come il leader della Turchia Erdogan, solo per citare una delle udienze più recenti, poteva risultare un ospite scomodo. È la pace la priorità da raggiungere, in un mondo frantumato in cui sono gli ultimi, "gli scartati", a vivere sempre la situazione peggiore.

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