Pence: ambasciata Usa a Gerusalemme prima della fine del 2019

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Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence (archivio Getty Images)

Il vicepresidente lo ha annunciato durante un discorso al parlamento israeliano. Il numero due di Trump è stato contestato con cartelloni dai deputati arabo-israeliani, successivamente allontanati dall'aula

Gli Stati Uniti apriranno la loro ambasciata a Gerusalemme prima della fine del 2019. Lo ha dichiarato il vicepresidente americano, Mike Pence, durante un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano.

Il riconoscimento di Israele

Le dichiarazioni del numero due dell'amministrazione americana, in visita ufficiale in Terra Santa, seguono a distanza di un mese il riconoscimento da parte del presidente Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele. Mossa con la quale l'attuale presidente ha rovesciato anni di politica americana sullo status della città santa, divisa tra israeliani e palestinesi. Questi ultimi reclamano Gerusalemme come loro capitale, arrivando ad accettare poi una soluzione di divisione che concederebbe loro la parte Est della città. Fino all'arrivo di Trump, la comunità internazionale, guidata proprio dagli Usa, è stata sempre propensa a lasciare che la disputa fosse risolta attraverso negoziati di pace fra le due parti in lotta. Una via, quella pacifica, che Trump continua ad appoggiare, nonostante l'inamovibilità sulla decisione di trasferire dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Il presidente ha inoltre minacciato di espellere l'ufficio di rappresentanza dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina a Washington e di tagliare le donazioni americane all'agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi.

L'arrivo di Pence in Israele

Le dichiarazioni di Pence in Terra Santa, confermano la linea di Washington sul riconoscimento. Il vicepresidente è arrivato in Israele dopo aver dovuto annullare un precedente viaggio, previsto per lo scorso Natale. Oggi, in segno di protesta, i 13 deputati arabo israeliani (su 120 totali) hanno interrotto, cartelli di protesta alla mano, l'intervento del vicepresidente appena questi ha cominciato a parlare alla Knesset. I rappresentanti della Lista araba unita sono poi stati allontanati dell'aula. Poco prima del suo discorso, il vice di Trump, è stato ricevuto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che, durante l'incontro ha ringraziato Pence e il presidente "per la storica dichiarazione" aggiungendo che si "discuterà di come portare avanti l'obiettivo comune della sicurezza e la pace nella regione". Anche la ministra israeliana della Cultura, Miri Regev, in un video pubblicato precedentemente su Facebook, ha definito Pence "un ospite più che gradito". "Dev'essere detta la verità – ha sostenuto Regev – E la verità è che Gerusalemme appartiene al popolo ebraico". Stasera il vicepresidente Pence sarà ospite a cena nella residenza di Netanyahu, mentre domani vedrà prima il presidente Reuven Rivlin, poi andrà al Museo della Shoah di Yad Vashem e quindi al Muro del Pianto, nella parte est della città.

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