Corea del Sud, chiesti 12 anni di carcere per l'erede Samsung

I procuratori sudcoreani hanno chiesto di condannare a 12 anni di carcere Lee Jae-yong, erede dell'impero Samsung coinvolto nello scandalo corruzione che ha portato alla destituzione della presidente Park Geun-hye.

“Beneficiario finale” della corruzione

Lee Jae-yong, 49 anni, si trova in carcere da febbraio con diverse accuse, tra cui quella di aver corrotto Choi Soon-sil, la confidente dell'ex presidente sudcoreana, per ottenere il sostegno del governo nella sua scalata a Samsung. Durante l'udienza finale del processo a suo carico, lunedì 7 agosto, il vicepresidente ma leader de facto della compagnia di telefonia è stato definito il "beneficiario finale" dei reati commessi nello scandalo – come riporta il quotidiano online “The Indian Express”.

Sentenza entro la fine di agosto

Nonostante ciò, sempre secondo quanto riferito dai procuratori alla Corte di Seul, Lee avrebbe “cercato di far ricadere le responsabilità su altri accusati” nell'inchiesta. Tra le altre accuse nei suoi confronti ci sono il trasferimento illegale di beni all'estero e l'appropriazione indebita, perché i fondi per le tangenti – come scrive il “Washington Post” - provenivano dal bilancio della società. La decisione del tribunale è prevista entro il 27 agosto, data in cui scade l'attuale periodo di detenzione dell'erede Samsung.

La difesa di Lee Jae-yong

Gli avvocati della difesa continuano a respingere le accuse, supponendo che l'incriminazione nei confronti del loro assistito sia arrivata sulla base dell'ondata di sentimento pubblico in Corea del Sud scaturita dalla vicenda che ha coinvolto la presidente Park. Durante l'assenza di Lee Samsung – rimasta di fatto senza guida perché il padre di Lee, formalmente ancora il presidente della compagnia, è ricoverato dal 2014 – ha fatto comunque registrare una trimestrale record a fine luglio.