Unicef: “Ogni giorno in Birmania muoiono 150 bambini sotto i 5 anni”

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Un manifestante chiede protezione per la minoranza musulmana dei Rohingya (Getty Images)
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L'Agenzia dell'Onu per l'infanzia pubblica un rapporto in cui denuncia le diseguaglianze all'interno del paese. Conflitti, povertà e sottosviluppo le prime cause di morte infantile

Un'emergenza umanitaria di vaste dimensioni sta affliggendo la Birmania, dove ogni giorno muoiono 150 bambini al di sotto dei 5 anni. Lo rivela un rapporto diffuso il 23 maggio dall'Unicef in cui viene inoltre precisato che quasi il 30 per cento dei bambini birmani soffre di grave o moderata malnutrizione, e che oltre la metà di essi vive al di sotto della soglia di povertà.

Violenza e sottosviluppo infantile

Nel documento, reso noto oggi a Ginevra, il fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia ha evidenziato come le principali cause di morte infantile nel Paese siano quelle legate alle carenze del settore sanitario. La maggior parte dei bambini sotto i cinque anni, si legge nel documento, muore a causa di complicazioni neonatali, con un tasso di mortalità vicino al 50 per mille e per il propagarsi di malattie infettive come polmonite e diarrea. Una realtà inasprita dalle disparità fra i vari territori del Paese dove ancora esistono alcune famiglie bloccate in zone di guerra e impossibilitate a raggiungere tempestivamente i centri di prima emergenza per far curare i propri figli. Per l'Unicef la guerra, la povertà e il sottosviluppo continuano a rimanere ostacoli insormontabili per i bambini che vivono nelle aree più remote del Paese. Sono quelli che non riescono a godere, dice l'Unicef, delle riforme avviate dal governo di Aung San Suu Kyi.

Le riforme a metà di San Suu Kyi

Vincitrice del premio Nobel per la Pace, dopo essere stata per anni prigioniera della giunta militare che ha governato il paese, San Suu Kyi è stata eletta nel novembre del 2015 promettendo di dare avvio a una fase di riconciliazione nazionale. Gli sforzi del governo, che hanno già permesso di varare misure sociali ed economiche, stanno iniziando a rafforzare i sistemi legati alla salute, all'istruzione e alla protezione dei bambini, ma contemporaneamente pongono il Paese di fronte alla “vera sfida per garantire che tutti i bambini e non solo quelli nelle aree urbane traggano profitto dello sviluppo", ha osservato il vice direttore esecutivo dell'Unicef, Justin Forsyth. “C'è il rischio – ha aggiunto Forsyth – che molti bambini e le loro famiglie restino esclusi. Soprattutto i più poveri che vivono nelle aree remote o che sono rimasti intrappolati in situazioni di tensione e conflitto."

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr"><a href="https://twitter.com/hashtag/Myanmar?src=hash">#Myanmar</a>: In Rakhine State, Rohingya &amp; other minority children need health, education &amp; protection <a href="https://t.co/U9XlxAOlPA">https://t.co/U9XlxAOlPA</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/foreverychild?src=hash">#foreverychild</a> <a href="https://t.co/uhibDXdtEu">pic.twitter.com/uhibDXdtEu</a></p>&mdash; UNICEF (@UNICEF) <a href="https://twitter.com/UNICEF/status/866970745838215169">23 maggio 2017</a></blockquote>

I conflitti nel paese e le sue problematiche

Nel suo documento di 20 pagine, l'agenzia ha anche rivolto una specifica richiesta al governo di Naypyidaw: quella di porre fine ai blocchi che impediscono l'accesso degli aiuti umanitari nelle zone di conflitto del paese. Focolai che attualmente continuano a esporre alla violenza circa 2,2 milioni di bambini. Nel suo appello, l'Unicef sottolinea come siano ancora milioni le violazioni dei diritti dell'infanzia e l'uso di bambini soldato da parte delle fazioni in lotta. Sono quattro le zone di conflitto all'interno della Birmania menzionate dall'Onu nel suo rapporto: quelle dei distretti di Kachin, Shan e Kayin, dove scontri sanguinari tra l'esercito militare e le minoranze etniche costringono intere famiglie ad abbandonare le loro case, limitando anche l'accesso ai servizi sanitari ed educativi essenziali; il quarto conflitto, quello che più di tutti attrae l'attenzione internazionale, è quello combattuto nella parte occidentale dello stato di Rakhine.

La guerra nel Rakhine occidentale

Nel Rakhine occidentale gli scontri, iniziati nel 2012, hanno già provocato 120mila sfollati interni costretti a vivere in campi profughi. Molti di loro sono Rohingya, la minoranza musulmana che nei mesi scorsi è stata oggetto di quella che è stata presentata come una vera e propria pulizia etnica da parte delle autorità birmane. Per loro, denuncia l'Unicef, il governo non ha ancora provveduto a garantire i pieni diritti di cittadinanza. Una discussione, questa, fra quelle che l'organizzazione per l'infanzia spera vengano affrontate durante la seconda Conferenza nazionale di pace in Birmania in programma il prossimo 24 maggio: un'occasione, affermano dall'Unicef, per impegnarsi a favore di una maggiore protezione dei bambini.

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