Nelle mani degli estremisti ancora più di 100 ragazze. La maggioranza sono cristiane, costrette in alcuni casi a convertirsi e a sposare i loro carnefici. Il presidente: libere per scambio con detenuti. Boldrini in visita nel Paese: "Terrorismo odia cultura e donne"
Tornano a casa 82 delle oltre 250 studentesse rapite dai miliziani jihadisti di Boko Haram nell'aprile 2014 a Chibok, in Nigeria. Il presidente Muhammadu Buharu, che oggi riceverà le ragazze, ha dichiarato che sono state rilasciate dopoi lunghi negoziati tra il gruppo integralista e il governo federale in cambio del rilascio di alcuni sospetti militanti islamici detenuti.
La liberazione al confine con il Camerun
Le ragazze si trovavano a Banki, località nigeriana al confine con il Camerun, dove sono state verificate le loro condizione di salute in attesa di trasportarle in aereo a Maiduguri, capoluogo dello stato federale di Borno. Secondo un comunicato del governo di Abuja, la liberazione delle ragazze è avvenuta proprio vicino alla frontiera tra la Nigeria e il Camerun, Paese dove Boko Haram ha costituito numerose basi in seguito all'offensiva scatenata dall'esercito del presidente musulmano Muhammadu Buhari, che ha fatto della lotta all'integralismo islamico uno dei punti di forza del suo governo.
Boldrini: “Terrorismo odia libertà, cultura e donne”
“Il terrorismo è una minaccia globale, colpisce in Europa ma soprattutto nel resto mondo con questi metodi violenti e sanguinari - ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini a Sky TG24 durante una visita in Nigeria, dopo aver espresso la sua gioia su Twitter per la liberazione delle ragazze - Il terrorismo sfida le autorità per imporre le proprie idee oscurantiste, odia la libertà, odia la cultura e odia soprattutto le donne. Per questo è importante unire le forze e non lasciare soli quei Paesi che sono più esposti, come la Nigeria”.
Da #Nigeria gioia per liberazione 82 studentesse rapite da #BokoHaram Ora non dimentichiamoci le altre! #BringBackOurGirls pic.twitter.com/YxR3tiRb6x
— laura boldrini (@lauraboldrini) May 7, 2017
Il rapimento del 2014
Il 14 aprile 2014 un gruppo di estremisti fece irruzione nella scuola di Chibok, nel nord-est del Paese. Le studentesse presenti erano 276; solo una cinquantina di loro riuscì a scappare prima di essere rapita dai miliziani jihadisti. La loro colpa? Essere cattoliche e istruite. La tragedia colpì il mondo intero e diede origine al movimento internazione Bring Back Our Girls che chiedeva la liberazione delle ragazze.
Ancora un centinaio nelle mani dei miliziani
Ad oggi, restano ostaggio dei terroristi circa cento ragazze. Più di 20 sono state rilasciate ad ottobre grazie a un accordo con il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Il tweet della presidenza
L'organizzazione nigeriana che rappresenta le famiglie delle ragazze, riferendosi ad alcune voci secondo cui le studentesse liberate sarebbero solo 50, in nottata ha twittato: "Le speranze sono grandi a proposito del numero delle giovani liberate. Speriamo che il numero più alto sia quello vero e che venga confermato". Tuttavia, la pagina Twitter ufficiale della presidenza della Nigeria ha postato un comunicato ufficiale nel quale vengono confermati sia il negoziato che il numero 82.
STATE HOUSE PRESS STATEMENT: 82 more #ChibokGirls released. https://t.co/7zFl3DZc4a pic.twitter.com/1L2gzj0UQv
— Presidency Nigeria (@NGRPresident) May 6, 2017