Lamolinara è stato ucciso da spari ravvicinati

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Quattro i colpi, fatale un proiettile alla testa. Gattinara (Vercellli) rende oggi omaggio all'ingegnere morto durante il blitz in Nigeria. 007 nel mirino, lunedì l'audizione dei Servizi segreti

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Li hanno spinti in un gabinetto e uccisi mentre le pallottole dei commando inglesi crivellavano i muri del compound. Sarebbero morti così Franco Lamolinara e Christopher McManus. Lo ha raccontato la moglie di uno dei custodi del complesso, morto anche lui nel blitz di Sokoto, forse l'ultima persona, oltre ai sequestratori, che ha visto Franco Lamolinara e Chris McManus vivi. L'autopsia eseguita a Roma ha dato una prima risposta alle tante domande ancora da chiarire sulla morte di Lamolinara: l'ingegnere edile di 47 anni è stato ucciso da 4 colpi di arma da fuoco sparati da vicino con un colpo mortale sparato alla testa. Perderebbe così peso l'ipotesi del fuoco amico.
Domenica 11 marzo la città di Gattinara rende omaggio all'ingegnere italiano. Non si placano però le polemiche sul fallimento del blitz britannico che avrebbe dovuto liberare l'ostaggio, rapito insieme al collega britannico, il 12 maggio 2011 a Birkin Kebin, in Nigeria.
(LA RASSEGNA STAMPA)

Quattro proiettili esplosi a distanza ravvicinata  - Franco Lamolinara, come spiega Francesco Bei dalle colonne di Repubblica, è stato ucciso da 4 proiettili "tutti esplosi dal fianco destro della vittima, tutti a distanza ravvicinata. La pallottola mortale è entrata da dietro l'orecchio destro, gli altri tre colpi sono stati tra il petto e fianco. Dei frammenti dell'unico proiettile trattenuto dentro al corpo è stato stabilito che il calibro dell'arma era superiore al 5,56 in dotazione alla Nato (e quindi allo Special Boat Service). Una ricostruzione che non esclude il fuoco amico ma rende più plausibile che il killer di Lamolinara sia stato uno dei terroristi".

007 nel mirino - I terroristi arrestati in Nigeria, intanto, ammettono di essere stati gli esecutori dell'uccisione, e smentiscono l'ipotesi che l'ostaggio italiano e quello britannico siano stati uccisi dalle toeste di cuoio durante il blitz. Restano però dubbi sul ruolo dell'intelligence nei rapporti con Roma.
"Perché (i servizi segreti italiani, ndr) erano all'oscuro?" si chiede Guido Ruotolo su La Stampa. "Della presenza dei militari inglesi era informato Di Paola, ma non Monti".

Lunedì l'audizione dei Servizi segreti - Sulla vicenda vuole vederci chiaro il Copasir, che lunedì 12 marzo ascolterà il direttore dell'Aise, Adriano Santini. Il presidente del Comitato, Massimo D'Alema, è duro con gli inglesi. Innanzitutto, attacca, "non appare convincente la risposta del governo britannico alle richieste di chiarimento da parte del nostro Paese. Ma guarda anche agli 007 italiani. "Occorrerà chiarire - spiega - il ruolo dei nostri servizi segreti e valutare le iniziative svolte, in questo lungo periodo, fino a ieri, in relazione alla tragica vicenda".
Il primo interrogativo al quale dare risposta - scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera nell'articolo dal titolo "Servizi segreti, la resa dei conti" - è il seguente: "Quando l'autorità politica ha avuto la certezza che i militari inglesi erano stati schierati, ci sono stati contatti tra i governi? oppure il rapporto è rimasto a livello tecnico.? Si tratta di una questione cruciale per stabilire la correttezza dell'operato degli 007, ma anche per comprendere la capacità di intervento di Palazzo Chigi e di pressione nei confronti di Stati con i quali vantiamo ottimi rapporti".

L'intervista: "Londra si è fatta prendere la mano" - Secondo l'analista Vincent Cannistraro, intervistato da Carlo Bonnini per la Repubblica, "i commando hanno fallito. Il blitz inglese è stato un fiasco militare e di intelligence". E precisa: "Non aver avvisato gli italiani prima di dare luce verde al blitz di Sokoto è stato semplicemente ingiustificabile. Inutile girarci intorno: gli inglesi hanno sbagliato".

Polemica politica  - Il fallito blitz inglese e la morte di Franco Lamolinara hanno suscitato anche aspre polemiche politiche alle quali proprio il ministro degli Esteri Giulio Terzi, con tono secco e determinata, ha voluto dire basta (GUARDA IL VIDEO). Basta liti e polemiche sulla pelle degli italiani che rischiano la vita è stata la risposta del ministro che è tornato a difendere l'operato del governo e della Farnesina nella gestione del caso Nigeria e dalle accuse per la gestione di altri casi che vedono italiani in "situazioni difficili", come il sequestro di Rossella Urru o l'arresto dei marò in India. Sono ancora 10 gli italiani ancora in ostaggio.

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