We The People: filo diretto con la Casa Bianca

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L'amministrazione Usa dà vita a uno strumento online per sottoporre petizioni direttamente all’attenzione di Obama. Washington riprende così la (faticosa) strada verso il governo elettronico, anche in vista delle presidenziali del 2012

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di Carola Frediani

“We The People”, ovvero “Noi, il Popolo”: è il celebre incipit della Costituzione americana, entrata in vigore in quel formidabile anno che fu il 1789. Ma ora è anche il solenne, ambizioso nome di un’iniziativa che vuole avvicinare al governo federale i cittadini statunitensi, rendendoli più partecipi del dibattito politico. Lanciato qualche giorno fa ma non ancora operativo, We The People è un nuovo strumento web, messo a punto dallo staff di Obama, per consentire agli elettori di organizzare petizioni online.

Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire: di siti con cui realizzare raccolte di firme ce ne sono a bizzeffe da anni. Tuttavia è la prima volta che un mezzo del genere viene predisposto dalla stessa Casa Bianca, con l’opportunità, per gli utenti, di vedere arrivare il proprio appello direttamente sulla scrivania del presidente.

Chiunque, a partire dai 13 anni di età, può creare una petizione (o firmarne una già esistente) sul sito WhiteHouse.gov, chiedendo all’amministrazione Obama di fare qualcosa in merito a questioni importanti per il Paese. Chi crea la raccolta di firme dovrà usare i social media e la propria rete di contatti per fare l’iniziale passaparola, sperando poi che l’appello inizi a diffondersi da sé. Anche per questo – e per limitare un uso troppo impulsivo e caotico dello strumento - è previsto che l’indirizzo online di una specifica petizione non sia visibile a tutti finché non abbia raggiunto un minimo di 150 adesioni.

Ma l’aspetto più interessante è il seguente: nel caso in cui gli appelli riescano a superare la soglia delle 5 mila firme in 30 giorni, la richiesta sarà esaminata dall’amministrazione e riceverà una risposta ufficiale. “In campagna elettorale – ha dichiarato al riguardo Obama - ho promesso che avrei reso il governo più aperto e più incline a rendere conto del proprio operato. Lo strumento We The People del sito della Casa Bianca serve proprio a questo: a dare agli americani una linea diretta con il governo sulle questioni e i problemi che interessano loro di più”.

Con questa operazione Obama riapre insomma il filone del governo elettronico, della politica resa più trasparente attraverso la Rete: era un suo cavallo di battaglia all’inizio del mandato, tanto che aveva perfino nominato, per la prima volta nella storia Usa, un Chief Information Officer - un responsabile delle strategie informatiche federali - nella persona di Vivek Kundra, grande sostenitore del coinvolgimento dei cittadini attraverso internet. Poi, complici anche la crisi economica e le altre priorità di politica interna, la marcia trionfale verso l’apertura del governo sembrava correre il rischio di diventare lettera morta: tanto che alla fine lo stesso Kundra si è dimesso.

Ora da qualche mese Obama sembra essere tornato consapevole della centralità del web, anche in vista delle presidenziali 2012: insomma, tra iniziative di e-gov e Town Hall tenuti su Twitter, ha disseppellito l’ascia di guerra, che per lui si è sempre incarnata nell’uso accorto e innovativo della Rete e dei social media.

E infatti le reazioni non sono mancate. I repubblicani, per dire, non l’hanno presa bene: “il presidente è chiaramente in campagna elettorale e questa è un’altra delle sue tattiche, che arriva direttamente dalla Casa Bianca”, ha commentato la portavoce del Grand Old Party Kirsten Kukowski, ribattezzando Obama il “supremo Campaigner-in-Chief” (espressione che fa il verso a quella ufficiale di Commander-in-Chief) e accusandolo, nemmeno troppo velatamente, di utilizzare la tecnologia per sfumare la linea di demarcazione tra “amministrazione” e “politica”, come talvolta accade anche dalle nostre parti.

Mentre nel fronte liberal, e in particolare nella comunità di chi crede nel governo elettronico, le speranze non sono poche: “se introdotto e mantenuto nel modo giusto, (We The People) potrebbe essere uno strumento incredibile per la democrazia”, ha scritto l’Huffington Post, testata online notoriamente progressista. Anche se, va ripetuto, non si tratta di una novità assoluta: il governo britannico ha già creato uno strumento simile: in questo caso le petizioni che raggiungono 100 mila firme possono essere discusse in Parlamento. Al momento la petizione che ha raccolto il maggiore supporto (e ha anche superato l'asticella) è quella che propone di tagliare i sussidi a tutti coloro che siano stati condannati per le sommosse di Londra dello scorso agosto. Il Parlamento valuterà se aprire o meno un dibattito, ma intanto il governo ha già risposto in merito ai cittadini firmatari.

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