Russia, le fiamme non danno tregua

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La temperatura resta sopra i 30 gradi mentre si tenta di tenere sotto controllo la situazione. Un soldato di guardia a una centrale nucleare ha perso la vita

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La nuvola di fumo che ha invaso Mosca da una settimana è stata leggermente dissipata dal vento migliorando la visibilità, mentre la temperatura è scesa di qualche grado, attestandosi però sempre sopra i 30 gradi. L'aria, ricordano le autorità sanitarie, resta tuttavia fortemente inquinata. Sotto controllo la situazione nei tre centri nucleari minacciati dalle fiamme: nella lotta agli incendi intorno a quello di Sarov, 500 km a est di Mosca, hanno perso la vita un soldato di 22 anni, travolto dalla caduta di un albero in fiamme, e un dipendente del ministero dell'Interno di 27 anni.

Sono invece stati sospesi i test dei missili a corto raggio Iskander, quelli che Mosca minaccia di installare nell'enclave di Kaliningrad contro lo scudo antimissili Usa: domenica le fiamme avevano seriamente danneggiato i laboratori a Kolomna, 100 km circa a sud est della capitale. A Mosca l'opposizione ha chiesto le dimissioni del sindaco Iuri Luzhkov per i ritardi e le inadeguatezze con cui ha affrontato la situazione. Ma il primo cittadino, dopo essersi rifiutato di decretare lo stato di emergenza, ha assicurato oggi anche il premier Vladimir Putin che nella capitale la situazione è "sotto controllo" e ha annunciato che il Comune ha iniziato a bagnare strade e aiuole con tonnellate di acqua. Nella capitale gli obitori sono pieni, gli ospedali sono sotto pressione e il tasso di mortalità è raddoppiato.

Il numero dei decessi direttamente collegati agli incendi e alle ondate di calore sono saliti a 62, ha annunciato Bettina Menne, di OMS Europa: "Il ministro della Salute russo ha ordinato al personale sanitario di lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e l'Oms sta operando in stretto coordinamento". C'è chi intanto chi comincia a fare i conti dei danni: secondo alcuni esperti le perdite a breve termine per l'economia russa derivanti dalla prolungata ondata di caldo e di incendi potrebbero arrivare all'1% del Pil 2010, ossia a circa 15 miliardi di dollari.

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