Aria spa, centrale acquisti dell'amministrazione regionale lombarda, "pur in un momento di esasperata concitazione" ha avuto un comportamento "del tutto disordinato" e "ha ritenuto concluso un contratto che non lo era, soprattutto non lo era alle condizioni inattuabili proposte dalla stessa Aria", ha scritto il giudice nella sentenza
È stata assolta "perché il fatto non sussiste" dall'imputazione di frode in pubbliche forniture l'imprenditrice Alessandra Moglia, amministratrice della società svizzera Vivendo Pharma Gmbh, che era finita a processo con l'accusa di essersi fatta pagare, assieme all'amministratore di un'altra società, oltre 7 milioni di euro da Aria, centrale acquisti dell'amministrazione regionale lombarda, per la fornitura di 2 milioni di mascherine e altri dispositivi, tra febbraio e marzo 2020 nel pieno della prima ondata Covid-19, che non sarebbero mai stati consegnati.
La decisione del gup
Lo ha deciso con rito abbreviato il gup di Milano, Guido Salvini, che ha prosciolto con la stessa formula anche Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl, in udienza preliminare. Il giudice ha in sostanza cancellato le ipotesi di accusa della Procura milanese nei confronti dei due imputati. Aria spa, scrive il giudice nella sentenza, "pur in un momento di esasperata concitazione", ha avuto un comportamento "del tutto disordinato" e "ha ritenuto concluso un contratto che non lo era, soprattutto non lo era alle condizioni inattuabili proposte dalla stessa Aria". Ha "effettuato frettolosamente il bonifico" e poi "verosimilmente per tamponare la situazione di confusione, già il 29 febbraio" 2020 ha presentato "precipitosamente la 'segnalazione' alla Procura e solo dopo questa, l'1 marzo, ha inviato a Fitolux la contestazione di inadempimento". Gli inquirenti, si legge ancora, "hanno poi seguito inutilmente, sposandola, l'iniziativa di Aria del 29 febbraio disponendo il 4 marzo il sequestro preventivo di urgenza" di oltre 7 milioni di euro, annullato in seguito dal Riesame. Moglia, difesa dal legale Francesco Colaianni, per il gup, "ha fornito una ricostruzione precisa e convincente" spiegando di aver subito fatto presente che "i tempi di consegna" dei dpi "non sarebbero stati inferiori ad una settimana trattandosi peraltro di mascherine provenienti da un paese extraeuropeo", ossia la Turchia. Quanto al bonifico dell'intera somma, scrive ancora il gup, "effettuato in modo più che frettoloso da Aria non risulta in alcun modo che la fornitrice Fitolux l'abbia mai imposto". Anzi "il dr. Rosati appena rientrato in Italia la notte del 2 marzo disponeva alla sua banca la restituzione integrale della somma alla Regione Lombardia". Ma quei soldi, segnala sempre il giudice, vennero sequestrati d'urgenza dalla Procura. Per il gup, in pratica, quel contratto, alla base dell'accusa di frode, in realtà non venne mai perfezionato.