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Qatargate, dai giudici di Brescia ok alla consegna della moglie di Panzeri al Belgio

Lombardia

I magistrati hanno accolto la richiesta del mandato d'arresto europeo firmato dal giudice di Bruxelles Michel Claise. La decisione di oggi presuppone il suo rientro in carcere di Maria Dolores Colleoni e per evitarlo la difesa impugnerà il provvedimento in Cassazione

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La Corte d'Appello di Brescia ha dato il via libera alla consegna alle autorità belghe di Maria Dolores Colleoni, 67 anni, moglie dell'ex europarlamentare Antonio Panzeri accogliendo così la richiesta del mandato d'arresto europeo firmato dal giudice di Bruxelles, Michel Claise, titolare dell'inchiesta denominata Qatargate. La donna, arrestata come il marito, la figlia Silvia e altre persone, è accusata di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio e si trova ai domiciliari. La decisione di oggi presuppone il suo rientro in carcere e per evitarlo la difesa impugnerà il provvedimento in Cassazione.

La moglie di Panzeri: "Mai fatte vacanze da 100mila euro"

Nel dare il via libera alla consegna di alle autorità del Belgio, la Corte di Appello bresciana ha posto la condizione in base alla quale "qualora la signora dovesse essere condannata definitivamente, espierà la pena e/o la misura di sicurezza in Italia". Lo hanno spiegato i difensori della donna, gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, i quali, hanno spiegato, stanno valutando l'ipotesi di un ricorso in Cassazione. I legali hanno comunque sottolineato che in Belgio esistono gli strumenti affinché Colleoni, dopo il trasferimento in carcere, "possa tornare ai domiciliari". Davanti ai magistrati, l'imputata oggi ha dichiarato: "Le vacanze da 100mila euro non sono mai state fatte. Inoltre non sapevo degli affari di mio marito".  

“La consegna violerebbe quanto previsto dalla Cedu”

La consegna al Belgio di Colleoni rappresenterebbe "una violazione dei diritti dell'uomo", hanno detto in aula, prima della decisione dei giudici, i difensori della donna. "Abbiamo sostenuto che non ci sono ragioni di consegnare la nostra assistita al Belgio" in quanto ciò presuppone che finisca in carcere. "Una misura più afflittiva - hanno proseguito i legali - non solo sarebbe incoerente con la misura dei domiciliari disposti lo scorso 9 dicembre dal giudice d'appello, ma, poiché, tale misura non è stata violata significherebbe violare quanto prevede la Corte europea dei diritti dell'uomo". 

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La posizione della donna

La 67enne, attualmente ai domiciliari, "sembra essere pienamente consapevoli delle attività" del marito e sembra "persino partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia" come si legge nel mandato firmato dal giudice Michel Claise. Arrestata lo scorso 9 dicembre su mandato di arresto europeo, già nell’udienza di convalida il giudice aveva sostenuto che "nulla osta" al suo trasferimento.

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