Rimborsopoli Regione Lombardia, Cassazione annulla la condanna per Renzo Bossi

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Una quarantina di politici ed ex politici lombardi, tra cui il figlio dell'ex leader della Lega Nord, erano imputati per essersi fatti rimborsare con soldi pubblici, per un totale di circa 3 milioni in quattro anni, le spese più varie, tra cui soprattutto pranzi e cene. Condannati definitivamente solo tre indagati

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La Cassazione ha azzerato, in parte per prescrizione in parte riqualificando le accuse e dichiarandole prescritte, le condanne del processo sulla cosiddetta rimborsopoli al Pirellone, carico di politici ed ex politici lombardi, tra cui Renzo Bossi, figlio di Umberto, ex leader della Lega Nord, imputati per essersi fatti rimborsare con soldi pubblici, per un totale di circa 3 milioni in quattro anni, le spese più varie, tra cui soprattutto pranzi e cene.

La decisione della Cassazione

In secondo grado nel luglio 2021 erano stati condannati una quarantina di ex consiglieri regionali lombardi. Ora la Suprema Corte, come si è saputo da fonti legali, ha riqualificato l'accusa di peculato in indebita percezione di erogazioni pubbliche per una parte degli ex esponenti della politica lombarda e ha dichiarato per loro la prescrizione. Cancellate senza rinvio, dunque, le condanne, tra gli altri, per Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato (1 anno e 8 mesi in appello), per Renzo Bossi (2 anni e mezzo in appello) e per l'eurodeputato leghista Angelo Ciocca (1 anno e mezzo in appello), difeso dall'avvocato Domenico Aiello. Per altri imputati ha dichiarato prescritto il peculato perché commesso prima del dicembre 2009. Per altri ancora ha annullato con rinvio ad un nuovo giudizio di appello, probabilmente per un difetto di motivazione, la sentenza di condanna di secondo grado, tra cui quella inflitta all'ex capogruppo di Sel, Chiara Cremonesi, difesa dal legale Mirko Mazzali. Condannati definitivamente, invece, solo tre imputati.

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