Procuratore dell'Aia arrestato, fu deferito dalla Figc per omissione d'inchiesta

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D'Onofrio, procuratore capo dell'Aia, dimessosi dal suo incarico dopo essere stato arrestato nell'ambito di un'operazione per traffico internazionale di droga, era stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio per la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell'instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva"

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Rosario D'Onofrio, procuratore capo dell'Aia, dimessosi dal suo incarico dopo essere stato arrestato nell'ambito di un'operazione per traffico internazionale di droga, era già stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio, per una vicenda riguardante il suo incarico per l'associazione arbitri.

Il deferimento di D'Onofrio

L'accusa che ha portato al deferimento alla commissione federale di garanzia, presso la quale si svolgerà l'udienza il 25 novembre, era la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell'instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva", dopo una segnalazione dai vertici Aia di fatti di possibile rilievo disciplinare. D'Onofrio dovrà dunque "rispondere della violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell'obbligo di osservanza delle disposizioni federali in ogni atto o rapporto".

Gravina: “Sconcertato dall'arresto”

"Sono sconcertato", ha commentato il presidente della Figc, Gabriele Gravina. "Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente dell'Aia. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale".

L'Aia: “Noi traditi, un danno per tutti gli arbitri”

"Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d'immagine a tutta l'Aia che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un'opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati", ha dichiarato all'ANSA l'associazione italiana arbitri dopo l'arresto del suo procuratore capo.

 

"L'associazione italiana arbitri prende atto con sorpresa e sgomento delle notizie diffuse a mezzo stampa relative all'arresto del procuratore, Rosario D'Onofrio – Afferma l'Aia in una nota - Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l'interessato deve dichiarare l'assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato. Ai sensi dell'articolo 42 del vigente regolamento Aia, gli iscritti devono rispettare le norme del codice etico nonché astenersi dall'assumere atteggiamenti lesivi dell'immagine dell'Aia. L'articolo 42 infine impone l'immediata comunicazione al presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale". "Tutto ciò - prosegue l'Assoarbitri - non è mai accaduto. Apprendiamo invece solo oggi dai mezzi d'informazione che il signor Rosario D'Onofrio sarebbe stato arrestato nel corso del 2020, non comunicando addirittura tale provvedimento restrittivo della libertà personale mentre già ricopriva l'incarico di componente della Commissione disciplinare nazionale. A seguito dell'elezione della nuova governance, avvenuta il 14 febbraio 2021, in continuità e in considerazione della sua lunga esperienza acquisita, è stato nominato procuratore. L'associazione italiana arbitri è stata quindi vittima ed indotta in errore con una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal regolamento associativo. Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d'immagine a tutta l'Aia che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un'opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati". "Un aspetto questo - è la conclusione - che dovrà essere oggetto di un'attenta valutazione e di eventuali nuove misure operative per non ritrovarsi in futuro in situazioni simili". 

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