Omicidio Ziliani, la confessione dei tre accusati

Lombardia

"Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo". Lo ha confessato Mirto Milani, accusato insieme alle figlie di Laura Ziliani dell'omicidio dell'ex vigilessa

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"Le abbiano dato i farmaci, poi le abbiano messo un sacchetto in testa e lo abbiamo chiuso. Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo". Lo ha raccontato Mirto Milani, uno dei tre accusati per l'omicidio dell'ex vigilessa di Temù (Brescia) Laura Ziliani, trovata morta l'8 agosto 2021 dopo essere scomparsa l'8 maggio. Il medico legale invece aveva ipotizzato che, una volta stordita, la vittima fosse stata soffocata con un cuscino. Milani, insieme a Paola e Silvia Zani, figlie di Laura Ziliani, dovrà rispondere anche del tentato omicidio, sempre dell'ex vigilessa, avvenuto il 16 aprile, tre settimane prima del delitto.

Durante gli interrogatori le due sorelle hanno spiegato che la madre le faceva sentire inferiori, sbagliate e inadeguate. Lei, sempre attenta al fisico e all'attività sportiva, le avrebbe attaccate ripetutamente perché sovrappeso. Le due figlie dell'ex vigilessa hanno spiegato poi che i rapporti erano logori da tempo. 

Il tentato omicidio

I tre, rompendo il silenzio che durava fin dal momento dell'arresto lo scorso 24 settembre, hanno parlato del delitto e del tentato omicidio durante gli interrogatori avvenuti in carcere. Milani e le due donne hanno ammesso di aver tentato di uccidere Laura Ziliani il 16 aprile, "Un episodio che altro non è che il prodromo dell'omicidio", secondo gli inquirenti. Ventidue giorni prima del delitto i tre stordirono Laura Ziliani con benzodiazepine, anche in quel caso facendole bere una tisana, e per oltre 36 ore la donna rimase stordita. Nessun dubbio da parte degli inquirenti anche sulla fossa scavata nei boschi di Temù, a poca distanza da dove poi è stato ritrovato il cadavere della donna lo scorso 8 agosto. Quella fossa era stata scavata per nascondere il cadavere di Laura Ziliani, ma poi risultò troppo piccola.

La testimonianza del compagno di Laura Ziliani

Durante un interrogatorio il compagno di Laura Ziliani aveva riferito di sospetti in merito a quel fine settimana tra il 16 e il 18 aprile, in cui l'ex vigilessa di Temù aveva accusato uno strano malore. "Quando ci incontrammo di persona il lunedì arrivai persino a dirle che l'avevano avvelenata. Lei si arrabbiò per la mia affermazione", fece mettere a verbale l'uomo che aveva una relazione con Ziliani, vedova dal 2012. In quel weekend la vittima era realmente stata avvelenata dalle figlie Paola e Silvia Zani e da Mirto Milani. "Laura mi disse che dopo una cena con Silvia, Paola e con Mirto, si era adagiata sul divano e si era addormentata. Solo dopo essersi svegliata alle ore 12.30 circa, le figlie le avevano raccontato che si era addormentata sul divano e, al momento di andare a letto, non erano state in grado di svegliarla. L'avevano quindi accompagnata di peso sino a letto dov'era stata anche spogliata e le avevano messo il pigiama. Laura non ricordava nulla. Mi disse di non sapere cosa fosse accaduto e di non sentirsi bene". 

Una foto di Laura Ziliani presa dal suo profilo Facebook, 12 agosto 2021. Una ciste sotto il piede destro: è bastato questo elemento a stabilire che il corpo ritrovato domenica a Tenù, in provincia di Brescia, è proprio dell'ex vigilessa 55enne scomparsa lo scorso 8 maggio. È quanto emerge dall'autopsia. Sul corpo non ci sono segni di violenza. Serve un'analisi degli organi interni per valutare l'ipotesi avvelenamento. Il cadavere aveva anche gli orecchini riconosciuti dai parenti. FACEBOOK LAURA ZILIANI

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