L'uomo è sospettato di aver corrotto i dipendenti pubblici con tangenti tra i mille e i dodicimila euro aggiudicandosi così appalti per circa 2,5 milioni. Gli investigatori hanno sequestrato 260.000 euro e sospeso d'urgenza gli affidamenti diretti per la gestione del verde pubblico
Un imprenditore di Seregno (Monza) e quattro dipendenti pubblici, tre brianzoli e un milanese, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con accuse a vario titolo per corruzione, turbativa d'asta e falso.
Le accuse di corruzione
I finanzieri hanno sequestrato 260.000 euro all'imprenditore indagato e sospeso d'urgenza gli appalti ad affidamento diretto per la gestione del verde pubblico finiti sotto inchiesta. Il gip di Monza ha disposto gli arresti domiciliari, in tutto gli indagati sono dodici. L'imprenditore è sospettato di aver corrotto i quattro dipendenti pubblici con tangenti tra i mille e i dodicimila euro, in diverse trance, aggiudicandosi così appalti per circa 2,5 milioni di euro. Due pubblici ufficiali, avvicinati, hanno rifiutato e restituito il denaro.
Le tangenti nei cesti di Natale
Soldi nei cesti di Natale, tangenti da mille a 12mila euro nascoste sotto torroni e spumanti o trasformati in buoni benzina. Anche così tra il 2019 e il 2021, tre imprenditori calabresi residenti in Brianza, amministratori di tre società di manutenzione di aree verdi, hanno pagato i 4 dipendenti pubblici per ottenere gli appalti dalla società "BrianzaAcque", che risulta estranea ai fatti, e dai comuni di Desio, Seregno, Biassono (Monza) e Pessano Con Bornago (Milano).
Gli appalti truccati
Le indagini della GdF di Seregno (Monza) coordinata dalla Procura di Monza hanno ricostruito l'assegnazione alle società degli indagati delle gare, di cui solo alcune ad affidamento diretto. Per assicurare la vittoria dei bandi, i dipendenti pubblici comunicavano in anticipo le specifiche tecniche contenute nel capitolato, i tempi di apertura e chiusura dei procedimenti di affidamento e i nominativi dei concorrenti da avvicinare per stabilire i ribassi da offrire. In un caso in particolare, uno degli indagati ha effettuato una perizia suppletiva per una variante 'fittizia', attestando, a cantiere chiuso, l'avvenuta esecuzione di ulteriori opere, procurando così all'imprenditore un ulteriore profitto. A far partire le indagini è stato un esposto presentato a seguito di uno degli appalti.