
Tangentopoli, 30 anni fa partiva l'inchiesta Mani Pulite: la storia e le tappe principali
Il 17 febbraio 1992 l'arresto di Mario Chiesa dava il via alla scoperta di un sistema corrotto che univa politici e imprenditori italiani. Sarebbe stata la fine della Prima Repubblica italiana. I protagonisti, la fuga di Craxi in Tunisia, il primo governo Berlusconi: ecco i momenti principali della vicenda giudiziaria

Era il 17 febbraio 1992 quanso la procura milanese compì i primi passi nell'indagine che sarebbe diventata Tangentopoli. Fu il giorno dell'arresto di Mario Chiesa (in foto), presidente della casa di cura Pio Albergo Trivulzio di Milano ed esponente del Partito socialista italiano. Era stato colto in flagrante mentre riceveva una mazzetta da 7 milioni dall’imprenditore Luca Magni che, stufo di pagare, aveva avvisato le forze dell’ordine
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Il processo a carico di Chiesa, interrogato dal magistrato Antonio Di Pietro (in foto) stava per scoprire un sistema corrotto che univa politici e imprenditori di tutta Italia. Sarebbe stata la fine della Prima Repubblica italiana
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A breve ci sarebbero state le elezioni e il segretario del Psi Bettino Craxi (in foto) negò l’esistenza di pratiche e condotte fraudolente all’interno del suo partito, definendo Chiesa “un mariuolo isolato”. Gli interrogatori lo smentirono. Chiesa dichiarò che le tangenti erano ormai diffuse in quasi tutti gli appalti: a beneficiarne, sotto forma di finanziamento, erano i partiti politici
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Tra il 5 e il 6 aprile 1992 l’Italia va al voto. Alta l’astensione, in calo i democristiani, che restano comunque il primo partito, stabile il Psi. La rivelazione fu la Lega, partito nascente che, mentre iniziavano a diffondersi indiscrezioni sulle indagini a carico di Chiesa, accusava il “governo ladro” di Roma. Craxi tirava dritto, negando il coinvolgimento del partito nel presunto sistema di appalti e tangenti che veniva a galla (in foto, Craxi e Giuliano Amato all'assemblea nazionale del Psi)
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A Milano le indagini continuavano. Aumentavano gli avvisi di garanzia, che arrivarono ad esempio a Carlo Tognoli e a Paolo Pillitteri, ex sindaco e sindaco di Milano, tutti e due socialisti. Poi il 12 maggio fu il turno di Severino Citaristi (in foto), tesoriere della Dc. Il 16 maggio viene arrestato il segretario milanese Pds, Roberto Cappellini. L’inchiesta aveva nel frattempo preso il nome di Mani Pulite

Il 2 settembre 1992 si uccide il parlamentare socialista Sergio Moroni, coinvolto nelle indagini. Vicino a Craxi (nella foto), prima del suicidio lascia una lettera in cui si dice colpevole e getta ombre sui sistemi di finanziamento di tutti i partiti. Il segretario del Psi si lancia contro la magistratura e la stampa, accusandole di essere poco trasparenti nella gestione del caso. Il 15 dicembre riceve un avviso di garanzia per la "madre di tutte le tangenti", la tangente Enimont, che lo porta a dimettersi l’11 febbraio 1993

Aumenta la popolarità di Di Pietro e del pool di magistrati di Mani Pulite, guidato da Francesco Saverio Borrielli. Intanto al governo, guidato da Guliano Amato (in foto), si fa strada la linea per cui tutti i ministri e i politici raggiunti da un avviso di garanzia devono dimettersi. Continuano gli arresti e il 5 marzo 1993 Palazzo Chigi vara il Decreto Conso, che prevede la depenalizzazione del finanziamento illecito ai partiti. Il capo dello Stato Luigi Scalfaro si rifiuta di firmarlo

Il governo Amato si dimette il 21 aprile 1993 e una settimana dopo nasce l’esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi (in foto), il primo non politico alla guida dell’Italia repubblicana. Il 29 aprile il Parlamento vota contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi. Si scatenano proteste in tutta Italia. Rimarranno nella storia i lanci di monete e banconote a Craxi mentre esce dall’Hotel Raphael di Roma

Intanto viene arrestato anche Gabriele Cagliari (in foto), presidente Eni, che si suicida il 20 luglio 1993. Tre giorni dopo si toglie la vita anche Raul Gardini, presidente del gruppo Ferruzzi-Montedison, informato dal suo avvocato dell’avvio delle indagini su di lui. Vengono arrestati l'a.d. di Montedison Carlo Sama e il manager Sergio Cusani, consulente finanziario di Gardini accusato di falso in bilancio e di violazione alla legge sul finanziamento dei partiti. Il caso viene ribattezzato Enimont. Al centro, la “madre di tutte le tangenti”: 150 miliardi di lire

Nell’ambito del processo Cusani, il 17 dicembre 1993, si tenne l’interrogatorio pubblico di Bettino Craxi, che ammise l’esistenza di fondi illegali ricevuti dal Psi. Fu interrogato anche l’ex presidente del Consiglio Arnaldo Forlani (in foto, Sergio Cusani)

Le elezioni del 1994 furono la prima volta, dal 1946 in poi, in cui il popolo italiano votò senza il simbolo della Democrazia Cristiana sulla scheda. Il partito era stato sciolto nel frattempo durante la segreteria di Mino Martinazzoli. La stessa tornata elettorale fu anche l’inizio della discesa in politica di Silvio Berlusconi (in foto), annunciata il 26 gennaio di quell’anno

Pochi giorni dopo, l’11 febbraio, il fratello di Silvio, Paolo Berlusconi, viene arrestato con l’accusa di essere coinvolto nel sistema di tangenti. Sarà poi assolto in Cassazione. Intanto, il l 27 e il 28 marzo, il Polo delle Libertà, guidato dal partito di Berlusconi, Forza Italia, vince le elezioni

Il 28 aprile Sergio Cusani viene condannato a 8 anni di reclusione nel processo di primo grado. A inizio maggio Craxi era fuggito dal Paese e si era rifugiato ad Hammamet, in Tunisia. Non tornerà mai più in Italia

Viene arrestato intanto Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità ed esponente del Partito Liberale. Anche il premier Silvio Berlusconi era sempre più coinvolto nell’inchiesta. Il 22 novembre 1994 gli viene recapitato un mandato di comparizione mentre si trovava a Napoli, durante una conferenza del G7 sulla criminalità (in foto, Berlusconi al summit insieme a Francois Mitterrand e Bill Clinton)

Nel botta e risposta sempre più serrato con il pool di magistrati di Mani Pulite, accusati di “soprusi” nei confronti degli indagati, il 6 dicembre 1994 Antonio Di Pietro lascia la magistratura. Il 22 dicembre Berlusconi si dimette

Il 14 ottobre 1995 l'ormai ex premier viene rinviato a giudizio nel caso Fininvest. Sul tavolo dei giudici il suo coinvolgimento nel pagamento di alcune tangenti corrisposte alle Fiamme Gialle in occasione di quattro visite nelle aziende del gruppo Fininvest, di proprietà di Berlusconi. Condannato in primo grado, sarà poi assolto dalle accuse

Il 27 ottobre 1995 arrivano le sentenze di primo grado del processo Enimont. Tra le molte condanne: quattro anni a Bettino Craxi, tre a Severino Citaristi, due anni e quattro mesi ad Arnaldo Forlani. A processo e condannato a otto mesi anche Umberto Bossi (in foto), ai tempi leader della Lega. Il 12 novembre 1996 la prima condanna definitiva per Craxi: cinque anni e sei mesi per la vicenda Eni-Sai, alla quale ne seguirà un'altra per le tangenti legate alla MM

Il 13 giugno 1997 arrivano dalla Cassazione le pene definitive per Enimont: tre anni a Citaristi, 2 anni e 4 mesi a Forlani, 8 mesi ad Altissimo e a Bossi, 6 mesi e 20 giorni a La Malfa. Il 21 gennaio di quell'anno Sergio Cusani, l'indagato simbolo di Mani Pulite, era stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi, mentre il 10 luglio successivo a Paolo Cirino Pomicino vennero inflitti 1 anno e 8 mesi. Nessuna pronuncia definitiva per Craxi che morirà in Tunisia il 19 gennaio 2000