Chi era Francesco Saverio Borrelli, magistrato del pool di Mani Pulite

Cronaca
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Quasi 50 anni in magistratura, è stato a capo delle toghe che hanno indagato su Tangentopoli. È stato procuratore aggiunto e poi a capo della Procura di Milano. È morto il 20 luglio 2019 a 89 anni

Una carriera lunghissima in magistratura, durata 47 anni, di cui sette sotto i riflettori alla guida del pool dell’inchiesta Mani Pulite. Francesco Saverio Borrelli, morto il 20 luglio 2019 all’età di 89 anni, è stato una delle toghe più in vista in Italia. Fino praticamente alla pensione: solo qualche mese prima del ritiro, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario nel gennaio del 2002, aveva coniato lo slogan, diventato celebre, “resistere, resistere, resistere”, una frase ripresa dal discorso di Vittorio Emanuele Orlando dopo la disfatta di Caporetto nel 1917. Borrelli è stato a capo della Procura di Milano per più di 11 anni, dal 1988 al 1999. Anni durante i quali tutta Italia impara a conoscerlo, insieme ai componenti del pool Antonio Di Pietro, Ilda Boccassini, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo. Poi, il 17 marzo del '99, Borrelli passa alla guida della Procura generale della Corte d'Appello del capoluogo lombardo. Incarico mantenuto fino all'ultimo giorno in toga, nell’aprile 2002.

La tesi di laurea con Calamandrei

Nato a Napoli il 12 aprile 1930 e sposato con Maria Laura Pini Prato, figlia di un ingegnere livornese, Borrelli ha avuto due figli: Andrea e Federica. A seguire le orme del padre è stato Andrea: magistrato, si occupa di civile. La toga fa parte del Dna della famiglia: la indossavano anche il nonno e il padre di Francesco Saverio. Laureatosi in legge a Firenze nel 1952, a 22 anni con una tesi discussa davanti a Pietro Calamandrei, dal titolo "Sentimento e sentenza", Borrelli entra in magistratura nel 1955.

La carriera in magistratura e Mani Pulite

Nel dicembre del 1983 Borrelli diventa Procuratore aggiunto a Milano: il capoluogo lombardo resterà per la quasi totalità della sua carriera l'epicentro del suo lavoro. Mantiene l'incarico fino al maggio del 1988, quando diventa capo dello stesso ufficio. Dal marzo 1999 alla pensione nell'aprile 2002 è stato procuratore generale della Corte d'appello milanese. Nel febbraio 1992, con l'inizio dell'inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio comincia l'era di Tangentopoli, l'inchiesta sulla diffusa corruzione esistente nei rapporti tra classe politica e sistema delle imprese, destinata a cambiare la storia politica e giudiziaria del Paese. Borrelli dirige il pool di magistrati che indaga su Mani Pulite insieme ad Antonio Di Pietro, Ilda Boccassini, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo. Diventa noto come uno dei magistrati più determinati: è lui a spedire al leader socialista Bettino Craxi il primo avviso di garanzia. Nel dicembre 1993 suscitano ampia eco le sue affermazioni rivolte ai candidati delle successive elezioni politiche ("Se hanno scheletri nell'armadio, li tirino fuori prima che li troviamo noi").

Gli atti giudiziari clamorosi

Borrelli è ricordato anche per alcuni atti giudiziari clamorosi, tra tutti l'invito a comparire fatto recapitare nel 1994, sempre nell'ambito di Mani Pulite, all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre a Napoli presiedeva un vertice internazionale sulla criminalità. E, sempre rivolta ad un esponente di Forza Italia, una delle sue esternazioni più eclatanti. Nel settembre del 1997, alla vigilia del voto del Parlamento sulla richiesta di arresto per Cesare Previti, Borrelli dichiara: ''Se la richiesta verrà accolta, sara' un segnale morale mandato al Paese''. Un'uscita, questa, che provoca la reazione del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: ''Torni nei binari''.

Tra vita privata e pubblica

Saverio Borrelli è sempre stato riservato sulla sua vita privata. Con una sola eccezione: non ha mai rinunciato a indossare lo smoking per assistere a una prima della Scala. Ma nella vita pubblica ha sempre calcato la scena da protagonista e non si è mai tirato indietro quando si è trattato di scendere in campo per difendere il lavoro della "sua" Procura. Lo ha fatto nel '93 per protestare contro il decreto Conso, passato alle cronache come decreto 'salvaladri'. E ha replicato l'anno dopo per il decreto Biondi: in quell'occasione, i "suoi" pm di Mani Pulite si presentarono davanti alle telecamere per dire "no" al colpo di spugna su Tangentopoli.

L'ultimo incarico

Dal 1999 al 2002, per sua stessa richiesta, Borrelli viene nominato Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Milano. Finisce così la stagione di Mani Pulite. Nel maggio del 2006, in seguito allo scandalo di Calciopoli, è stato nominato capo dell'ufficio indagini della Figc, incarico lasciato nel 2007. Nel 2012 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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