Educare tra pandemia e guerra, incontro col pedagogista Daniele Novara a Milano

Lombardia

L'incontro con i genitori e gli ecucatori si terrà lunedì 16 maggio, alle 20.45, al Teatro Pime. Dopo due anni di isolamento pandemico, "gli adolescenti assistono alla spettacolarizzazione della guerra in Ucraina e questo li getta in uno stato di confusione", spiega il pedagogista

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“Educare con coraggio tra pandemia e guerra. Le emozioni dei bambini e dei ragazzi come risorse per la loro crescita”: è questo il tema dell'incontro con il pedagogista Daniele Novara che si terrà lunedì 16 maggio, alle 20.45, al Teatro PIME di Milano in via Mosè Bianchi 94. L'evento, dedicato a genitori, insegnanti ed educatori, si inserisce nell’ambito della 'Scuola Genitori' organizzata dal CPP Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la gestione dei conflitti. Modera l'incontro Sarah Pozzoli, direttore di Focus Junior e Focus Pico.

"Guerra è diventata spettacolo quotidiano"

“Negli ultimi due mesi la guerra è diventata uno spettacolo permanente nelle case degli italiani. Le immagini di crudeltà fanno male ai bambini: così come non facciamo vedere loro i film dell’orrore, non dobbiamo esporli alla visione dei bombardamenti e di ogni morte violenta - sottolinea Novara -. La nostra società si sta assuefacendo alla guerra come spettacolo quotidiano, è diventata una specie di intrattenimento, un reality, che fa parte della programmazione televisiva. Come accadeva ai tempi del Grande Fratello quando ci chiedevamo ‘vediamo oggi chi buttano fuori dalla casa?’, oggi andiamo a vedere curiosi come procede la guerra, chi muore e chi uccide. Dopo due anni immersi nei videogiochi ‘sparatutto’, gli adolescenti assistono alla spettacolarizzazione della guerra in Ucraina e questo li getta in uno stato di confusione perché la finzione del gioco e la realtà della guerra si mescolano. Tutto questo porta i giovani a desensibilizzarsi verso la guerra e verso il senso della vita umana".

Gli effetti dell'isolamento sociale

"Oggi - prosegue il pedagogista - i nostri ragazzi vivono un momento di ‘anestesia’ causato dall’isolamento pandemico a cui sono stati costretti per due anni, durante il quale hanno dovuto piegarsi a fare qualcosa di innaturale per la loro età: stare nel nido materno, anziché allontanarsi e approdare al gruppo dei coetanei, come è normale che sia. Nei bambini, invece, l’incertezza vissuta in questi due anni, che ha impedito loro di creare abitudini sane e crescere serenamente, seguendo un’organizzazione della vita semplice e chiara, di cui hanno bisogno a quell’età, sta creando un’aggressività fisica diffusa verso ai genitori, la palese manifestazione di disagio forte. In questi due anni i genitori, a stretto contatto con i figli, per quieto vivere hanno abbassato la guardia sulle regole educative, la permissività è diventata quotidiana, mamma e papà sono sempre più amici e sempre meno ‘educatori’. Questa ‘melassa emotiva’ nella quale navigano i genitori di oggi, che cercano di fare gli “amici”, crea frustrazione nei bambini. È necessario riprendere in mano con coraggio gli strumenti educativi per restituire serenità ai nostri figli”, conclude.

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