Verdetto ribaltato per l'ex vicepresidente della Regione ed ex assessore alla Sanità Mario Mantovani, assolto dopo essere stato condannato in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione
La Corte d'appello di Milano ha confermato l'assoluzione per il ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia, accusato di turbativa d'asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all'Economia. In primo grado, nel luglio 2019, era stato assolto "per non aver commesso il fatto". I giudici hanno assolto anche tutti gli altri imputati tra cui l'ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, che era stato condannato in primo grado a oltre 5 anni e che era stato arrestato nel 2015 per corruzione, concussione e turbativa d'asta.
La sentenza
La seconda sezione penale d'appello di Milano oltre a confermare l'assoluzione di Garavaglia, assistito dai legali Jacopo e Gaia Pensa, e di un altro imputato, ha ribaltato il verdetto di primo grado per tutti gli altri (una decina gli imputati in totale) assolvendoli nel merito. Assolto, dunque, dopo essere stato arrestato quasi 7 anni fa e condannato in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, l'ex numero due del Pirellone ed ex assessore alla Sanità Mario Mantovani, difeso dal legale Roberto Lassini. Assolto, tra gli altri, anche il contabile Antonio Pisano, difeso dall'avvocato Davide Steccanella. Revoca, poi, di tutti i risarcimenti decisi in primo grado.
Per il ministro Garavaglia, anche ex viceministro all'Economia, il pg Massimo Gaballo aveva chiesto una condanna a un anno e 6 mesi. Rispondeva solo di uno dei 13 capi di imputazione al centro del processo. In primo grado la Procura aveva chiesto 2 anni per Garavaglia, ma per il Tribunale mancavano "elementi adeguatamente dimostrativi per affermare" che l'ex assessore avesse dato un contributo "anche solo nella forma della agevolazione alla turbativa" e non c'erano "elementi per affermare una sua consapevolezza".
L'accusa
Secondo l'accusa, l'allora assessore lombardo all'Economia nel giugno 2014 avrebbe dato, assieme a Mantovani, "disposizioni" e "l'input iniziale" per "vanificare gli esiti del bando" di una gara da 11 milioni di euro indetta "in forma aggregata" da tre Asl per il servizio trasporto dializzati. Per l'accusa, l'input del "comportamento illecito di Giorgio Scivoletto", ex dg della Asl Milano 1 (oggi assolto), che si sarebbe attivato per "boicottare" la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, risaliva "alla telefonata tra i due assessori (Mantovani lo era alla Sanità, ndr)" del 1 marzo 2014.
Mantovani: "Sette anni lunghi ma verità è ora accertata"
"Sette anni sono molto lunghi, però sono convinto che alla fine alla cattiva giustizia si è contrapposta la buona di oggi". Così, visibilmente emozionato e dopo aver abbracciato il suo legale Roberto Lassini e i suoi collaboratori, Mario Mantovani. "Onore alla Corte d'appello di Milano che ha cercato la verità - ha aggiunto - Sono stato assolto con formula piena e sono soddisfatto che sia stata accertata la verità".
"Sono orgoglioso di essere di Milano, abbiamo evitato un grave errore giudiziario", ha sottolineato l'avvocato Roberto Lassini, legale di Mario Mantovani. "I giudici hanno valutato tutte le prove e hanno ritenuto che non ci fosse la responsabilità dell'imputato. Voglio evidenziare con orgoglio poi che sul capo di imputazione relativo alla casa di riposo di Arconate, che era prescritto, la Corte non si è accontentata di dichiararla e ha pronunciato sentenza nel merito, pienamente assolutoria anche per quella imputazione".
La difesa di Garavaglia: "Corte ha ridicolizzato indagini errate"
La Corte d'appello di Milano "ha rivoluzionato la sentenza di primo grado per quanto riguarda le condanne e ha nello stesso tempo ridicolizzato l'indagine per come è stata fatta e per il taglio che era stato dato", ha affermato l'avvocato Jacopo Pensa, legale del ministro del Turismo Massimo Garavaglia. "Questa è la prova di una giustizia che deve andare a guardare, a leggere, a studiare e ad ascoltare, fino adesso era stata una giustizia inascoltata". L'altro legale di Garavaglia, l'avvocato Gaia Pensa, ha chiarito che "già in udienza preliminare erano state enucleate tante prove e invece non sono state prese in considerazione e dunque si poteva risparmiare tanto tempo, ma è andata bene". L'unica parte della sentenza di primo grado confermata, ha precisato Jacopo Pensa, "è stata quella delle due assoluzioni che erano state già decise".