"Aya - prosegue la donna parlando della zia paterna del piccolo, sua tutrice legale - gli ha chiesto in una telefonata se non gli mancassero le sue cugine, ha risposto di sì ma che può vederle qui"
"Ripete di voler restare in Israele, nessuno lo ha convinto a dirlo". E' quanto riferisce al Corriere della Sera Esther 'Etty' Peleg Cohen, parlando del nipote Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, portato in Israele dal nonno materno sabato 11 settembre. Nei giorni scorsi la famiglia paterna aveva accusato l'altro ramo della famiglia di aver sottoposto Eitan al "lavaggio del cervello".
Le parole di Esther Peleg Cohen
"Aya - prosegue la donna parlando della zia paterna del piccolo, sua tutrice legale - gli ha chiesto in una telefonata se non gli mancassero le sue cugine, ha risposto di sì ma che può vederle qui". La donna inoltre, nonna materna di Eitan, è indagata a Pavia per sequestro di persona aggravato insieme all'ex marito Shmuel Peleg e a un 56enne. Spiega di aver perso fiducia nella giustizia italiana "quando le pratiche per la tutela legale sono state sbrigate nei giorni in cui stavamo rispettando la shiva, la settimana di lutto, prevista dalla tradizione ebraica. Stavo piangendo cinque familiari", conclude, sottolineando che il piccolo deve rimanere "in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano" e che è "contento" di stare con loro. La zia materna Gali ha chiesto di potere adottare in Israele il bimbo.
Gli zii paterni: "Confidiamo nei giudici, è stato rapito"
"Attendiamo con speranza l'udienza e confidiamo nei giudici e che decidano sulla base della Convenzione dell'Aja" sui rapimenti internazionali di minori. E' quanto hanno riferito all'ANSA gli zii paterni di Eitan, Or e Aya, in attesa dell'udienza di giovedì a Tel Aviv, fissata dopo l'istanza della zia che ha chiesto l'immediato rientro in Italia del bambino di 6 anni. Anche Or potrebbe essere presente con Aya all'udienza.
Gli zii paterni non vogliono alimentare questo scontro tra famiglie "sulla pelle del bambino", che, ripetono, ha già subito "traumi e una gravissima tragedia" nella sua breve vita e che deve essere soltanto "curato e seguito al meglio".
La contesa
E mentre il ramo materno, in modo compatto, continua a negare che si sia trattato di un rapimento, sostenendo che Eitan è stato riportato a casa, Aya e Or sperano che i giudici riconoscano che è stato portato via illegalmente e decidano, così come sancito dalla Convenzione dell'Aja, che il bambino torni a Pavia, nella casa dove viveva e con la zia a cui era stato affidato dai giudici italiani. Aya ha avuto modo di parlare col bambino in questi giorni al telefono e in videochiamata. Sul contrasto religioso che si è creato attorno all'educazione del bambino, sia gli zii paterni che alcuni amici della famiglia hanno raccontato a più riprese che gli stessi genitori di Eitan (morti il 23 maggio nel disastro della funivia assieme al fratello e ai bisnonni del piccolo) già nel gennaio del 2020 avevano deciso di iscrivere il bimbo alla scuola cattolica a Pavia, dove lunedì scorso avrebbe dovuto iniziare le elementari.