La Procura di Milano ha comunicato la chiusura delle indagini in merito alle due presunte violenze sessuali di cui è accusato l'imprenditore
La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, per l'imprenditore del web Alberto Genovese, accusato di aver violentato una 18enne il 10 ottobre scorso a Milano nel suo attico di lusso 'Terrazza sentimento' e una 23enne il 10 luglio 2020 a Ibiza. In entrambi i casi le ragazze sarebbero state rese incoscienti con un mix di droghe. La chiusura dell'inchiesta riguarda anche la fidanzata dell'epoca di Genovese per il caso di Ibiza, a cui avrebbe preso parte. La Procura ha stralciato, invece, le contestazioni su presunti abusi denunciati da altre due ragazze e per i quali il gip Tommaso Perna, non ritenendo credibili le loro versioni, aveva negato l'arresto chiesto dai pm. Per questi episodi, dopo ulteriori valutazioni, si potrebbe profilare una richiesta di archiviazione.
L'iter giudiziario
A maggio il gip, che aveva firmato le due ordinanze a carico dell'imprenditore 43enne, aveva respinto la richiesta di giudizio immediato. La chiusura indagini prelude ora alla richiesta di rinvio a giudizio (seguirà l'udienza preliminare). Non è escluso che l'imprenditore, arrestato lo scorso 6 novembre, scelga il rito abbreviato, in quanto gli consentirebbe uno sconto di un terzo sulla pena e un processo a porte chiuse. Sempre a maggio il giudice aveva respinto una richiesta di sequestro di 4,3 milioni per reati fiscali contestati al 43enne, in un filone di indagine sulle sue movimentazioni finanziarie, e la Procura ha fatto ricorso al Riesame. Entro luglio, poi, potrebbe essere depositata la perizia fonica, richiesta dalla difesa, sugli audio delle telecamere interne dell’abitazione.
Gli atti depositati
Tra gli atti depositati con la chiusura dell'inchiesta su Genovese, oltre alle decine di testimonianze raccolte nelle indagini e già emerse in questi mesi, c'è anche una consulenza affidata dai pm a due psichiatri e ad un esperto tossicologo. Si tratta di un accertamento tecnico col quale i consulenti hanno analizzato in modo approfondito gli effetti, anche in relazione ai presunti abusi sessuali, delle droghe che sono state fatte assumere alle ragazze e che, secondo l'accusa, le hanno rese incoscienti prima delle violenze. Nell'avviso di conclusione delle indagini non compare Daniele Leali, il quale nei verbali delle ragazze presenti ai festini era indicato come il "braccio destro". Sono stati effettuati, infatti, anche approfondimenti sul giro della droga nelle feste e in questa tranche d'inchiesta era stato iscritto Leali. A metà giugno, intanto, il gip Perna aveva deciso che Genovese doveva restare in carcere anche perché, stando a quanto stabilito da una perizia richiesta dai legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari, le sue condizioni di salute mentale, legate alla dipendenza dalla cocaina, non sono incompatibili con la detenzione.
La ricostruzione nelle imputazioni
Come si legge nelle imputazioni, Genovese il 10 ottobre scorso "nel corso di una festa" a 'Terrazza sentimento' avrebbe offerto più volte alla 18enne "sostanze stupefacenti che ne scemavano le facoltà così determinando nella stessa uno stato di alterazione del livello di coscienza". E approfittando delle sue "condizioni di inferiorità fisica e psichica" l'avrebbe costretta a subire atti sessuali "nella camera da letto, alla cui porta stazionava un 'buttafuori' che impediva l'accesso alla stanza, mentre la ragazza era in stato di semi-incoscienza". E durante l'intera notte e anche "nella mattinata successiva" continuava a somministrale droga. Poi, l'accusa di detenzione e cessione di stupefacenti, tra cui "cocaina, chetamina e Mdma", che teneva nascoste "all'interno di una cassaforte" e "offriva e cedeva ad un numero indeterminato di persone, invitate alle feste", non solo alla 18enne che avrebbe subito gli abusi. Simile lo schema nell'altra presunta violenza avvenuta a 'Villa Lolita', residenza presa in affitto dall'imprenditore a Ibiza. In questo caso Genovese avrebbe agito assieme alla fidanzata dell'epoca. E avrebbe continuato a cederle "sostanza stupefacente" fino a che la ragazza non veniva accompagnata "fuori dalla stanza" poiché "incapace di reggersi in piedi".