I dati sono contenuti nella maxi consulenza depositata da un pool di esperti nell'inchiesta milanese sulla gestione della storica 'Baggina' milanese nella prima ondata di marzo 2020
Tra gennaio e aprile 2020 il 33% delle morti registrate al Pio Albergo Trivulzio di Milano, che sono state oltre 300, sarebbe da attribuire con alta probabilità al Covid (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - MAPPE E GRAFICI- LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA E A MILANO). Emerge dai dati elaborati nella maxi consulenza depositata oggi da un pool di esperti nell'inchiesta milanese sulla gestione della storica 'Baggina' milanese nella prima ondata di marzo 2020. Secondo la consulenza durante la prima ondata si è registrato un tasso di mortalità del 40%, più alto rispetto a periodi 'normali' e sempre riconducibile al Coronavirus. Inoltre, dal documento emergerebbero anche carenze su dpi, tracciamento, isolamento, informazioni al personale e sicurezza sul lavoro. Ora toccherà agli inquirenti studiare gli atti per decidere se serviranno altri approfondimenti e valutare se e come andare avanti nelle indagini per perseguire eventuali responsabilità.
La consulenza
La stesura della maxi consulenza è durata mesi, nel corso della quale sono state analizzate oltre 400 cartelle cliniche (oltre 300 di anziani morti e le altre di ospiti malati), è stata depositata oggi nel corso di una riunione tra il pool di esperti (tra loro l'epidemiologo Antonio Toniolo e il medico del lavoro Franco Tagliaro) e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Nell'indagine sul Trivulzio, uno solo dei tanti fascicoli aperti sulle morti nelle rsa milanesi, sono più di cento le parti offese e sono indagati il dg Giuseppe Calicchio, per epidemia colposa, omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza, e la struttura per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Cinque le relazioni depositate, per centinaia di pagine: una statistica sul flusso di ospiti e pazienti, una medico legale, una del medico del lavoro, quella epidemiologica e un'altra di un infettivologo.
L'analisi delle cartelle cliniche
Dall'analisi delle cartelle è emerso che, in quel periodo di carenze generali, nessuno dei morti era stato sottoposto in precedenza a tampone e, quindi, gli esperti hanno diviso i decessi a seconda della maggiore o minore probabilità di morte per Covid: con alta probabilità il 33% degli oltre 300 morti del periodo sarebbero deceduti per infezione da Coronavirus. E la mortalità in quei mesi, a causa del Covid, è aumentata, stando ai dati elaborati, del 40%.
Carenze su dpi, tracciamento e isolamento dei pazienti
Dalle analisi, inoltre, sarebbero venute a galla diverse carenze nella struttura, in particolare sul fronte della sicurezza sul lavoro del personale, ma anche su dpi, tracciamento e isolamento dei pazienti e sulle informazioni agli operatori. Tutti dati, però, che andranno letti in parte anche guardando al contesto di quel periodo, quando tamponi e mascherine scarseggiavano dappertutto e le regole da seguire non erano quelle attuali. È stato analizzato anche l'impatto dello spostamento degli ospiti tra i reparti e dell'ormai nota delibera regionale dell'8 marzo 2020 sul trasferimento di pazienti Covid nelle rsa.