Davanti al giudice la 41enne si è limitata a scrivere qualcosa su un foglio, ma non ha voluto nemmeno rilasciare spontanee dichiarazioni
Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere P.C., la donna rinchiusa nel carcere di San Vittore con l'accusa di omicidio aggravato dal vincolo della discendenza per aver ucciso, soffocandola, la sera del 7 marzo la sua bimba di appena due anni nella loro casa a Cisliano, nel Milanese. Stando a quanto si apprende, durante l'interrogatorio in videoconferenza davanti al gip di Milano la 41enne, assistita dai legali Valentina Cristalli e Ilenia Peotta, si è limitata a scrivere qualcosa su un foglio, ma non ha voluto nemmeno rilasciare spontanee dichiarazioni al magistrato.
Per il pm di Milano madre deve rimanere in carcere
La donna deve rimanere in carcere. Lo ha deciso il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi che ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare, trasmettendo poi gli atti alla Procura di Pavia per competenza territoriale. Secondo il gip la 41enne avrebbe agito con "premeditazione" con l'obiettivo di "colpire" il marito, padre della piccola, deciso a interrompere la relazione. Il giudice, che al momento suggerisce questa seconda aggravante al pm di Pavia Roberto Valli, ritiene la sussistenza delle esigenze cautelari, soprattutto "un grave e concreto pericolo di reiterazione di fatti analoghi (...) e comunque altri gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale". E a questo proposito il gip sottolinea che "tale pericolo è desumibile dalla premeditazione della condotta, dallo svolgimento dell'attività delittuosa, dal comportamento dell'indagata antecedente ai fatti in cui dichiarava il proprio proposito (...) di rivalsa" in quanto non accettava la separazione. A ciò si aggiunge la "particolare vulnerabilità" della figlioletta "priva di qualsiasi strumento di difesa", e il fatto che la donna "è madre di altri due figli". Nell'ordinanza non solo non si riconosce alla 41enne "una condizione di infermità mentale tale da escludere o da far ritenere grandemente scemata la capacità di intendere e volere e da disporre che la custodia avvenga in un luogo di cura" ma si ritiene abbia "un momentaneo stato dissociativo" così come le è stato diagnosticato all'ospedale di Magenta, dove è stata ricoverata per essersi ferita, dopo che la piccola era morta, alle braccia. Lì è stata descritta dai medici come una "persona vigile, lucida, in contatto con l'ambiente, anche se a tratti sembra perplessa; rigida nella postura e nei movimenti" e taciturna.
La vicenda
"Nostra figlia non esiste più”. Con queste parole la 41enne aveva comunicato quanto era appena accaduto al padre della bimba, che non si trovava in casa. È stato poi l’uomo a chiamare i soccorsi. I carabinieri quando sono arrivati hanno trovato l’abitazione chiusa dall'interno, hanno forzato una finestra e hanno trovato la bambina esanime sul letto, accanto alla madre in stato di incoscienza, con delle ferite al braccio auto inferte. Come emerso dagli atti, avrebbe manifestato già in passato disagio e "ripudio della pregressa gravidanza". La donna, che ha altri due figli da una precedente relazione, e il marito si erano lasciati ed erano al centro di una controversa vicenda di denunce e controdenunce. Secondo gli inquirenti, la 41enne avrebbe voluto vendicarsi del padre della bimba perché non voleva più proseguire la relazione con lei. "Un'azione terribile e incomprensibile - si legge nelle carte - attuata forse per colpire l'uomo nel suo punto più vulnerabile, la figlioletta alla quale era fortemente legato”.
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