Covid, sconcerto degli operatori sciistici lombardi: "Non siamo burattini"

Lombardia

"Abbiamo raccolto, in via elettronica, migliaia di prenotazioni da tutta la Lombardia per la ripartenza, organizzata in tutta sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti", sottolineano dalla società impianti di Aprica (Sondrio)

Alla vigilia di quella che doveva essere la riapertura degli impianti sciistici in Lombardia, prevista dall'ordinanza del presidente della Regione Attilio Fontana dello scorso 10 febbraio, gli operatori lombardi hanno preso come una doccia fredda il parere del Comitato tecnico scientifico secondo cui "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale". Così ha risposto il Cts, alla luce delle "mutate condizioni epidemiologiche" dovute "alla diffusa circolazione delle varianti virali" del virus, dopo la richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di "rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura" dello sci. Ipotesi condivisa anche da Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza secondo cui gli impianti "non andrebbero riaperti", e poi confermata dal ministro che ha rimandato al 5 marzo la riapertura. 

"Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l'apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l'inverno", afferma all'ANSA l'Anef, l'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI). 

L'assesore al Turismo: "Governo non merita rispetto gente di montagna"

Durissimo il commento di Lara Magoni, assessore al Turismo della Lombardia ed ex campionessa di sci secondo cui il governo Draghi "non è altro che il rimpasto degli incapaci". "A poche ora dalla riapertura dei comprensori - aggiunge in una diretta su Facebook - dicono non si apre. La montagna è fatta di gente che ci lavora, di famiglie che per mesi aspettano di lavorare. Ma non avete vergogna? Sono inc....ta, non avete idea di cosa vuol dire aprire un comprensorio. Voi la montagna la odiate". "La gente di montagna è troppo buona, rispettosa. Voi - prosegue - non meritate il rispetto della gente di montagna". "E' giusto rispettare l'epidemia, sono bergamasca, so cosa è successo, però non potete venirmi a dire che al supermercato le colonne vanno bene", mentre sugli sci a Bormio, che "ha 50 chilometri di piste", "ci possono stare solo tremila persone. Vi rendete conto? In metro ammucchiati e lì tremila".

Moratti: "Danno grave, chiediamo tempi certi"

"Il Cts aveva i dati dei flussi già da martedì quindi poteva dare una indicazione" che avrebbe permesso al ministro Speranza di "prendere una iniziativa più tempestiva" e non decidere di prorogare la chiusura degli impianti da sci. Letizia Moratti, assessore al Welfare della Lombardia, ai microfoni del TgR, è partita da questo per spiegare che si tratta di "un danno grave agli operatori". "Quello che chiediamo al governo è avere tempi più certi e non avere aperture e chiusure così a ridosso l'una dall'altra rispetto ai tempi in cui si devono preparare" ha aggiunto.

Assessore lombardo alla Montagna: "In gioco credibilità Stato"

Sulla questione è intervenuto nel pomeriggio anche Massimo Sertori, assessore alla Montagna di Regione Lombardia, sottolineando che bloccare la riapertura degli impianti sciistici dopo il via libera di dieci giorni fa "metterebbe addirittura in discussione la credibilità dello Stato". "Fare un provvedimento - ha spiegato Sertori - che blocca tutto a un giorno dall'apertura significherebbe creare un danno davvero ingente alle società di gestione delle attività che intanto hanno assunto personale e organizzato l'apertura. Ma il fatto metterebbe perfino in discussione la credibilità di uno Stato che ieri ha detto una cosa e che oggi afferma il suo contrario". 

I commenti di albergatori e gestori

Sconcerto fra gli operatori turistici della Valtellina. "Abbiamo speso un sacco di soldi per riaprire in sicurezza - dichiara Beppe Bonseri, ad di Santa Caterina Impianti - con vendita skipass online, per allentamenti ai tornelli e, inoltre, ci siamo autoridotti il numero di presenze possibili nella ski-area e ora questa nuova beffa. Ora il Governo Draghi deve solo pensare ad adeguati ristori e non più a fantomatiche date di ripartenza". Imbufaliti anche in Valmalenco per questo nuovo stop. "Non è una questione di chiusura di impianti di risalita - afferma Roberto Pinna, direttore del Consorzio turistico Valmalenco e Sondrio - ma di una lenta agonia dei territori montani. Volontà, impegno e investimenti per affrontare al meglio in totale sicurezza la situazione sulle piste da sci sono stati vanificati da decisioni inconcepibili. A 12 ore dalla prevista riapertura un altro dietrofront. La pandemia non esiste da oggi". "Abbiamo raccolto, in via elettronica, migliaia di prenotazioni da tutta la Lombardia - spiegano dalla società impianti di Aprica - per la ripartenza, organizzata in tutta sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti. Le piste sono in perfette condizioni per l'ottimo innevamento". "Siamo in ginocchio - sottolinea Mariangela Bozzi dell'omonimo hotel di Aprica - per una stagione invernale mai partita. E gli hotel, in queste ore, stanno già ricevendo numerose disdette dei brevi soggiorni programmati in coincidenza anche con la festa di San Valentino". "Non è possibile venire a sapere alla domenica pomeriggio che per il lunedì mattina è tutto cambiato - aggiunge Michela Calvi dell'hotel Stelvio di Bormio -. Non se ne può più con la politica dell'apri chiudi, apri chiudi. Ci sentiamo presi in giro. Noi imprenditori del turismo non siamo burattini. Siamo allo stremo delle forze e tanti rischiano il fallimento delle loro aziende". "Non si può arrivare all'ultimo momento con decisioni penalizzanti del genere - prosegue Calvi -. E tutte le spese che abbiamo sostenuto per garantire la sicurezza delle strutture, a cosa sono servite?".

La scritta sul sito di Foppolo Ski: 'Abbiamo scherzato'

Intanto sulla homepage del sito Foppolo Ski, dell'omonimo comprensorio bergamasco. è comparsa la scritta: "Abbiamo scherzato, impianti chiusi domani. Niente sci, si va al centro commerciale e ai bar in città, al caldo e al sicuro". "Domenica 14 febbraio, ore 18:57 - si legge ancora sul sito -: sta arrivano (con calma…) la nota ufficiale del governo che rovescia quanto lo stesso governo aveva detto venerdì 12 febbraio: gli impianti da sci rimangono chiusi domani. E inutile chiedersi quando riapriranno vista questa esperienza. Chi ha acquistato gli skipass online verrà ovviamente rimborsato, dateci qualche giorno di tempo: avevate aderito con entusiasmo alla prevendita e il lavoro da fare è parecchio, vi informeremo all'email utilizzato per l'acquisto". 

"Danni incalcolabili"

Preoccupati anche i gestori degli impianti di risalita. "Un nuovo rinvio - sottolinea Giuseppe Bonseri degli impianti di risalita di Valfurva - equivale all'ennesima presa in giro e alla definitiva chiusura della stagione, in realtà mai partita. I danni all'economia provinciale sono incalcolabili". "Noi ristoratori abbiamo pagato un prezzo altissimo a questi ripetuti rinvii - avverte lo chef Massimiliano Tusetti, titolare dello storico ristorante 'Al Filo' di Bormio -. Se le piste da sci non aprono non arrivano gli sciatori e, di conseguenza, anche i clienti nei nostri locali si vedono con il contagocce. Soffre anche il commercio locale. Tanti colleghi in crisi sono chiusi e fra questi c'è chi rischia di non riaprire anche in luoghi importanti di villeggiatura come Bormio". 

"Sarebbe stato meglio saperlo una settimana prima se l'idea era già questa", afferma Michele Bertolini, direttore di Adamello Sky, del Consorzio Pontedilegno-Tonale in Vallecamonica (Brescia). "Abbiamo assunto ieri i dipendenti di biglietteria che rischiamo di dover già licenziare domani. Sembra uno scherzo di carnevale", conclude.

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