Piccole botteghe, storiche osterie o grandi catene, anche in questo caso il coronavirus non ha fatto sconti a nessuno, ma in tutto questo ci sono anche storie di rinascita e di fiducia nel futuro
Sono molte le serrande rimaste abbassate anche nel centro di Milano e sono uno dei segni tangibili della crisi causata dall'emergenza sanitaria in corso. Piccole botteghe, storiche osterie o grandi catene, anche in questo caso il Covid non ha fatto sconti a nessuno, ma in mezzo a tutto questo ci sono anche storie di rinascita e di fiducia nel futuro. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)
Le serrande abbassate nel centro città
Quella che fa più male alla storia di questa zona è la serranda abbassata dell'Osteria dei Poeti, che aprì 30 anni fa quando ancora corso Garibaldi non era la strada che conduce ai grattacieli di Porta Nuova. Difficile incontrare un milanese che almeno una volta non si sia affacciato in questo locale stretto e lungo, prima di tuffarsi nella vita notturna. Ora l'insegna è sparita, resta una tendina a fiori colorati a ricordare l'aria di casa che sprigionava. Ma nell'arco di qualche centinaio di metri, nel tratto del corso compreso tra largo La Foppa e via Pontaccio, in tanti non ce l'hanno fatta a resistere, di alcune di queste attività resta ancora il nome sui vetri ormai sporchi. Come quella verde dell'agenzia di affitti immobiliari House Selection o quella bianca di Youki Milano, negozio di una linea di zaini e accessori. Chiuso anche un punto di vendita di agende e un venditore di giocattoli all'angolo con via Palermo stroncato quasi alla nascita perché aveva aperto poco prima della pandemia. E ancora, la libreria Utopia che qui si era trasferita nel 2014. Era stata fondata una quarantina d'anni fa da un gruppo di anarchici consolidandosi come un luogo prezioso soprattutto per chi andava alla ricerca di saggi originali di politica, filosofia e sociologia. Sono quattro le vetrine buie di un punto della catena di supermercati Carrefour, di fronte alla piazzetta con la Chiesa. Nella lista degli addii anche il negozio di abbigliamento 'Five to one' e un altro ristorante.
Gli ex gestori dell'Osteria dei Poeti: “Pagare l'affitto ora è impossibile"
"Per noi il colpo finale è arrivato col secondo giro di chiusure - raccontano all'AGI Riccardo e Silvana, gli ex gestori dell'Osteria dei Poeti - a settembre e inizio ottobre il lavoro era stato soddisfacente, poi quando sono iniziati i coprifuoco ed era possibile aprire solo a pranzo è stata la fine. Ci troviamo ancora dei dipendenti a carico, la cassa integrazione vuol dire poco o nulla e comunque non azzera gli obblighi dei titolari che ogni mese hanno da pagare il cedolino e l'F24 anche quando il lavoro non è basso, ma è proprio zero. Riceviamo ogni giorno telefonate da clienti dispiaciuti ma pagare un affitto in corso Garibaldi ora è impossibile". La buona notizia è che Riccardo e Silvana hanno un altro locale di proprietà in una zona meno cara e lo stanno sistemando per riaprire "anche se fare una ristrutturazione con nessun incasso non e' facile".
C'è chi ha aperto in piena pandemia
'La Fabbrica del grano', che vende pasta fresca coi grani antichi, è invece uno dei negozi nuovi che ha aperto in piena pandemia, a settembre. "Certo, è molto dura - racconta la titolare – se almeno potessimo fare i pranzi, ma teniamo duro perché il nostro è un progetto a lunga scadenza". Una coppia di signori che risiede qui da 20 anni osserva "che questo è un luogo di cambiamenti continui, ma certo un cambiamento cosi' mette una enorme tristezza anche perché continuano a chiudere le botteghe a vantaggio della ristorazione".
I numeri della crisi
Non è stato possibile un dato complessivo relativo a tutte le attività chiuse da Confcommercio e Camera di Commercio di Milano. Tuttavia dal Registro delle imprese si evince che in città e provincia nel 2020 è iscritto poco più dell'uno per cento di imprese attive in meno rispetto all'anno precedente (49803 contro 50382) per quanto riguarda il settore del commercio al dettaglio e della ristorazione. Secondo Paolo Polli, l'imprenditore tra i promotori del 'Comitato partita Iva' che chiede un risarcimento al governo per i danni subiti dal lockdown, "il 20% di bar, pub e ristoranti ha chiuso. In corso Garibaldi con gli affitti così alti è difficile resistere e con questa crisi accadrà sempre più spesso che gli unici in grado di pagarli siano la malavita, i fondi o le multinazionali a discapito di chi punta sulla qualità".