Covid Lombardia, Fontana: "Il 19 e 20 dicembre rischio esodo dal Nord"

Lombardia

Il rischio è "di rivivere la notte tra il 7 e l'8 marzo. Ma visto che lo possiamo prevedere dobbiamo attrezzarci in modo che ci sia più attenzione in aeroporto e in stazione", ha detto il governatore lombardo

"La Lombardia, se i dati continueranno a essere quelli delle ultime due settimane, dall'11 dicembre diventerà gialla. Se non ci sarà, e io ne sono convinto, alcun tipo di peggioramento". Lo ha ribadito il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, in collegamento con Mattino Cinque. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)

"Nel meccanismo previsto dal precedente Dpcm - ha spiegato il governatore lombardo - bisogna entrare in una nuova valutazione, quindi passa una settimana per entrarci, dopodiché per due settimane bisogna confermare quella valutazione. Noi abbiamo concluso ieri la seconda delle tre settimane. Se la prossima settimana i dati saranno sempre coerenti con queste valutazioni, noi l'11 dovremmo entrare in zona gialla".

"Rischio esodo dal Nord? Possiamo attrezzarci"

"Il 19 dicembre", quando, nel weekend alla vigilia del blocco agli spostamenti tra regioni, ci potrebbe essere un esodo di persone da Milano verso familiari, seconde case e luoghi di villeggiatura (mentre il rientro verso domicilio, residenza e abitazione resta consentito anche dopo il 21 dicembre), "rischiamo di rivivere la notte tra il 7 e l'8 marzo. Il rischio è quello. Ma visto che lo possiamo prevedere dobbiamo attrezzarci in modo che ci sia più attenzione in aeroporto e in stazione. Bisognerà parlare con le prefetture, forze dell'ordine per evitare che in quei giorni si creino più danni  rispetto a quelli che si cercano di evitare con il Dl Natale". 

"Decreto discriminante verso piccoli Comuni"

La parte del nuovo Dpcm in cui "si impedisce il passaggio da comune a comune" nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno "è una limitazione discriminante, nei confronti di chi vive in un piccolo comune ma anche di quelle attività commerciali, ristoranti e bar che se si trovano in un piccolo comune non hanno la possibilità di ricevere ospiti, rispetto a quelli che si trovano in una grande città e questa possibilità ce l'hanno", ha detto ancora Attilio Fontana. "Questa valutazione soprattutto l'abbiamo fatta nei confronti dei tanti anziani che magari non hanno la possibilità di incontrare i propri cari nelle festività natalizie. Questo è l'aspetto sul quale abbiamo puntato le nostre critiche", ha aggiunto Fontana. 

"Accelerare conversione Dpcm per modificarlo"

"Io penso che sarebbe stato più opportuno non inserire questa norma - ha ribadito Fontana parlando del divieto di spostamenti tra comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno -, tanto è vero che ho chiesto di accelerare il processo di conversione in Parlamento in modo da poterla modificare in quella sede. Volendo, se tutte le forze politiche sono d'accordo lo si può fare prima di Natale, in modo che non ci siano dubbi interpretativi". Per andare a trovare gli anziani vale l'autocertificazione della necessità? "Conte lo ha detto, ma allora è una regola inapplicabile, perché la necessità la si può trovare sempre. Se è necessità andare a trovare un parente allora lo si dica chiaramente", ha osservato Fontana. 

"Giusto riaprire scuole ma serve piano dei trasporti"

In vista della riapertura dei licei dal 7 gennaio Fontana ha poi sottolineato che bisogna "concentrarsi" sui trasporti pubblici. "E' dal 4 maggio - ha detto a Mattino 5 - che chiedo al Governo un piano per dilazionare nell'arco della giornata l'inizio della scuola e delle attività lavorative. Bisogna preparare un piano che consenta di evitare che ci siano delle ore di punta durante le quali i mezzi pubblici vengono presi d'assalto, dato che in certi casi è impossibile aumentare il numero dei mezzi". L'auspicio del governatore è che "in questi 15 giorni si possa riprendere in mano questo discorso e riuscire ad evitare ogni tipo di assembramento". "In fondo - ha concluso - è giusto che si ricominci a mandare i ragazzi a scuola. E' una di quelle situazioni che dovranno convivere con il virus finché non sarà diffuso il vaccino su tutta la popolazione".

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