Bus incendiato a Milano, pm chiede condanna a 24 anni per Sy

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Il 47enne ha ascoltato la richiesta dando le spalle al magistrato e ai giudici. L’uomo, il 20 marzo del 2019, ha dirottato e dato alle fiamme un pullman con a bordo 50 ragazzi, due insegnanti e una bidella, che si sono salvati, a San Donato Milanese

Il pm di Milano, Luca Poniz, ha chiesto una condanna a 24 anni per Ousseynou Sy (CHI È), il 47enne che il 20 marzo 2019 ha dirottato e incendiato un pullman con a bordo 50 ragazzi, due insegnanti e una bidella, che si sono salvati, a San Donato Milanese (LA VICENDALE FOTOIL VIDEO). La richiesta è avvenuta al termine della requisitoria nella quale il pm Luca Poniz ha riformulato l'ipotesi di sequestro trasformandola in sequestro con finalità di terrorismo che si aggiunge alle altre due accuse, rimaste invariate, di strage e incendio. L'imputato, presente nell'aula bunker, ha ascoltato la richiesta dando le spalle al magistrato e ai giudici della Corte. In aula è presente anche il responsabile dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili.

La richiesta di condanna e la ricostruzione della Procura

Il pm, nel calcolo della pena ha considerato anche i reati di lesione e resistenza, ma ha pure chiesto la concessione delle attenuanti generiche per il comportamento processuale di Sy. In particolare, ha rinunciato all'esame di tutti i 50 ragazzini evitando loro di rivivere e ricordare quella tragica esperienza definita "scioccante". Quanto alla riformulazione del capo di imputazione, il pubblico ministero ha contestato il sequestro con finalità terroristiche ritenendo l'ipotesi "più plausibile", in quanto l'uomo di origine senegalese con la sua azione avrebbe avuto lo scopo di "intimidire la popolazione", "l'opinione pubblica" le istituzioni, il governo e ha "cagionato il pericolo per la pubblica incolumità".

Secondo la ricostruzione del pm Poniz, quella di Sy "è stata un'azione posta in essere da un soggetto solitario al di fuori da organizzazioni" criminali , "un insospettabile con una vita lineare e serena" ed è stata dettata "da una ragione politica che rimane sullo sfondo". Si è trattato in sostanza di un gesto dimostrativo contro "una politica migratoria" del Governo "vissuta da lui come una ingiustizia" per ottenere "un intervento immediato" e una "generica riscrittura dei rapporti tra Italia e Africa". Interrogato in aula l'uomo aveva detto che il suo scopo era "venire in uno dei tribunali più grandi al mondo" per "raccontare l'orrore che sta accadendo davanti ai nostri occhi", ovvero la situazione dei migranti morti nel Mediterraneo" e il suo piano era stato messo a punto dopo "il decreto Savini bis". Per il pm, come ha ribadito in aula, la sua destinazione era l'aeroporto di Linate "come se fosse un luogo simbolico" dove compiere il suo gesto che in quel modo avrebbe avuto più risalto. Ora la parola passa alle parti civili.

Sentenza attesa il 13 luglio

Le famiglie degli alunni a bordo del mezzo (di cui alcuni assistiti dall'avvocato Antonio Ennio Andronico) sono parti civili nel processo insieme al Comune di Crema e, per il solo reato di incendio, la società proprietaria del mezzo. Dopo l’udienza odierna, ne è stata fissata un’altra per il 13 luglio, giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza.

La perizia di Sy

Gli psichiatri Renato Ariatti e Franco Martelli, nella perizia che era stata richiesta dalla Corte d'Assise di Milano per accertare la "capacità di intendere e di volere al momento del fatto" di Sy, hanno rilevato che il 47enne non è affetto da "vizio di mente per infermità" e, in particolare, "da alcun disturbo psichiatrico inquadrabile in una diagnosi codificata". Inoltre, "non è stato possibile derivare l'esistenza, all'epoca dei fatti, di uno scompenso di natura psicopatologica avente correlazione causale con le condotte antigiuridiche, di cui ai capi di imputazione, tale da potersi configurare vizio di mente per infermità̀".

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Il sindaco di Crema: "Pena sia adeguata alla gravità del reato"

"Ho avuto modo - ha detto il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi - di leggere le richieste della Procura in relazione al procedimento penale in corso nei confronti dell'autista del pullman sequestrato, sul quale 51 nostri giovani concittadini con due insegnanti e la bidella viaggiavano, per raggiungere la palestra. Vedremo ora a quali conclusioni approderà la Corte. Le valutazioni circa l'entità della pena richiesta dal pm non competono a noi, i processi si fanno appunto nei Tribunali", ha sottolineato la prima cittadina. "Personalmente - ha aggiunto - e secondo la mia formazione e sensibilità, posso solo augurarmi che la pena sia adeguata al reato commesso e al grave danno arrecato alle giovani vittime, agli accompagnatori e alle loro famiglie, nonché alla scuola medesima, ai quali noi ci siamo da subito affiancati per un doveroso senso di Comunità, senza alcun intento di vendetta o ritorsione, ma perseguendo semplicemente verità e giustizia".

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