Lo ha messo a verbale Gabriele Andreozzi, responsabile di una delle società al centro della maxi frode informatica ai danni degli utenti delle compagnie telefoniche, scoperta dalla Procura del capoluogo lombardo
"Dopo aver fatto altre analisi, abbiamo avuto conferma che era possibile attivare utenti utilizzando delle liste di numerazioni, queste ci vennero passate con cadenze trimestrali (...) abbiamo utilizzato due o tre liste al massimo, ciascuna lista conteneva centinaia di migliaia di numerazioni Wind". Lo ha messo a verbale Gabriele Andreozzi, responsabile di una delle società al centro della maxi frode informatica ai danni degli utenti delle compagnie telefoniche, scoperta dalla Procura di Milano. Le indagini riguardano anche tre ex dirigenti di Wind, con accertamenti anche su Vodafone e Tim.(LA VICENDA - IL PM GRECO: "ANCHE IO VITTIMA")
Il sistema
Era un "business" che, come si legge in un verbale, era nato già "nel 2009" e per il quale "basta mettere qualsiasi cosa sulla landing page" di un sito, a cui si arriva tramite banner pubblicitari, "e poi il resto è fatto" con l'utente che si trova a pagare, senza nemmeno un click, servizi aggiuntivi a sua insaputa. Gli inquirenti, come risulta dagli atti dell'inchiesta del Nucleo tutela privacy e frodi tecnologiche della Gdf, nel filone di indagini su "utenze Tim", si sono trovati di fronte a risposte che hanno messo in luce le "falle" e le "vulnerabilità" del sistema. "Se questo click lo fa materialmente l'utente o avviene grazie ad artifici informatici, non lo possiamo sapere né escludere", ha messo a verbale un dirigente di una società che operava da 'hub' e che "non ha saputo fornire prova informatica" della "volontà della persona" di attivare quel servizio.
Le liste di numerazione
Le "liste" coi numeri, che servivano poi per attivare servizi non richiesti ma pagati a loro insaputa dagli utenti, "ci vennero passate", ha spiegato l'indagato, da "Cresti ed Affinito (della Pure Bross, altra società al centro del sistema, ndr)" su "Telegram dopo che ci siamo accordati su tale nuova modalità di attivazione indebita". Andreozzi ha anche parlato dei "rapporti" tra Luigi Saccà, ex dirigente Wind e figlio dell'ex dg della Rai Agostino, ed Evolution people srl, "una delle tre società pubblicitarie - ha detto ai pm - sponsorizzate da Wind a partire dalla fine del 2017".
Le rivelazioni di uno degli indagati
Mentre è probabile che arrivino nel fascicolo denunce di utenti che fino alla conferenza stampa di ieri non sapevano di essere stati truffati, uno degli indagati, G.A., responsabile di una delle società al centro della maxi frode, ha rivelato di aver "utilizzato 2 o 3 liste" ciascuna con "centinaia di migliaia di numerazioni Wind". E ha parlato dei "rapporti" tra Luigi Saccà, ex dirigente Wind e figlio dell'ex dg della Rai, Agostino, ed Evolution people srl, "una delle tre società pubblicitarie - ha detto ai pm - sponsorizzate da Wind a partire dalla fine del 2017". Negli atti si parla pure di società che hanno incassato quasi 32 milioni di euro per servizi "indebitamente attivati ad utenti Wind e Vodafone".
Il pm: "Basta poco per fermare sistema illecito"
Sarebbe "bastato, in tutti questi travagliati anni, verificare, su base mensile, quali fossero i Csp", i content service provider, "e aggregatori i cui servizi fossero in misura maggiore oggetto delle richieste di disattivazione". Ossia, andare a vedere quante volte gli utenti erano costretti a chiedere lo stop al pagamento di servizi, come meteo, suonerie, oroscopi, che non avevano mai richiesto. E così si potevano "reprimere" sul "nascere pratiche illecite" diventate "prassi radicata e allo stato incontrastata". Lo scrive il pm di Milano Francesco Cajani, titolare dell'inchiesta. Serve, scrive il pm, un "sistema regolamentare nel quale ogni cittadino veda finalmente riconosciuto il proprio diritto ad acquistare una scheda sim" con "inibita la possibilità di vedersi attivare servizi premium" a sua insaputa. "Questo formato di business - ha messo a verbale un indagato - nasce nel 2009 (...) basta mettere qualsiasi cosa sulla 'landing page' (di un sito, ndr) e poi il resto è fatto".
Antitrust: emendamento al Dl Rilancio
Ora si è mossa anche la commissione Bilancio della Camera con un emendamento al Dl Rilancio per dare nuovi poteri all'Autorità Antitrust. L'emendamento, a firma di Renato Brunetta di Forza Italia, riformulato e approvato, prevede che l'Authority possa "ordinare, anche in via cautelare" la "rimozione di iniziative o attività destinate ai consumatori" e "diffuse attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione che integrano gli estremi di una pratica commerciale scorretta". Previsti l'obbligo di "inibire" l'uso delle reti e multe fino a 5 milioni "in caso di inottemperanza" da parte degli operatori.
Avvocato e presidente Codacons: "Agcom ordini restituzione soldi sottratti"
È necessario che l'Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) "ordini la restituzione dei soldi che sono stati sottratti agli utenti dalle compagnie e che nomini anche un commissario che faccia le verifiche su queste restituzioni". Lo ha spiegato l'avvocato Marco Donzelli, che è anche legale e presidente del Codacons, in merito alla vicenda. Donzelli chiarisce, infatti, che in casi di questo genere è "complicato" andare a recuperare i documenti utili a dimostrare, con denunce o cause, che si è stati truffati. Per questo, secondo il legale, dovrebbe essere ora l'authority per le comunicazioni "ad intervenire per far restituire alle compagnie telefoniche quei 40, 100 o 200 euro o più sottratti ad ogni cittadino".
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