Milano, truffa telefonia: 11 indagati

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Tra loro anche Luigi Saccà, figlio dell'ex direttore generale della Rai, Agostino Saccà. Si tratta di truffe nei confronti di centinaia di utenti delle compagnie telefoniche che si sono visti addebitare dei servizi a pagamento senza aver mai dato il consenso

Sono 11 gli indagati nell'inchiesta della procura di Milano con al centro truffe nei confronti di migliaia di utenti delle compagnie telefoniche che si sono visti addebitare sul proprio cellulare dei servizi a pagamento senza aver mai dato il consenso. Tra i coinvolti nell'inchiesta c'è anche Luigi Saccà, il figlio dell'ex direttore generale della Rai, Agostino Saccà. Come si legge negli atti, Saccà è finito sotto indagine in qualità di responsabile, all'epoca dei fatti, del "team servizi Vas" , i Servizi a valore aggiunto, per Wind, poi Windtre.

Il pm: "Utenti oggetto delle peggiori scorrerie"

L'inchiesta, ha detto il procuratore della Repubblica Francesco Greco, "è il sintomo di una situazione che deve essere sottoposta al controllo", altrimenti "il cittadino diventa oggetto delle peggiori scorrerie". Lo stesso Greco ha raccontato di essere stato una vittima della truffa.

"Colpiti in tanti per pochi soldi, ma profitto cospicuo"

"Questa è una di quelle operazioni dove vengono colpiti in tanti per pochi soldi, ma quando si fanno le moltiplicazioni il profitto che si raggiunge con questo meccanismo è assai più cospicua rispetto alle truffe che vengono considerate milionarie". Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, che, con il pm Francesco Cajani coordina l'indagine . "Ci siamo rivolti anche al garante per le comunicazioni - ha aggiunto Fusco - perchè questa è una di quelle materie in cui la repressione non è la medicina. Qui ci vuole un lavoro di regolamentazione oltre a quello di indagine". L'aggiunto ha precisato che "non sono emersi elementi che facciano ipotizzare a un cartello tra i gestori", ma si sospetta che il metodo sia "comune". Per questo, è stata inviata una lettera all'Authority in relazione alla posizione di Vodafone, Tim e della stessa Vetrya.

"Truffa delle etichette"

Il pm Cajani ha parlato di "truffa delle etichette" in quanto in molti casi, è stato scoperto, una stessa società di quelle finite sotto inchiesta, giocava su più tavoli: da un lato avrebbe svolto nei confronti di determinati operatori telefonici il ruolo di 'hub tecnologico', con funzioni di controllo della correttezza dei contenuti dei servizi venduti, e per altre compagnie svolgeva invece il ruolo di Content Service Provider (Cps), cioè di erogatore del servizio stesso. Indagati, oltre ai tre ex dipendenti di Windtre, tra cui il responsabile dei cosiddetti Vas, i Servizi a Valore Aggiunto come i giochi, l'oroscopo, il meteo e così via, tre dipendenti e un consulente di Pure Bros spa (Css e hub), 1 socio di un'agenzia pubblicitaria e 3 giovani sviluppatori, giovani tecnici informatici di una società registrata a Dubai e che hanno collaborato con gli inquirenti.

L'inchiesta

L'inchiesta, avviata nell'estate del 2018 in seguito a una denuncia, ha visto i militari del Nucleo tutela privacy e frodi tecnologiche, guidato dal tenente colonnello Gian Luca Berruti, effettuare perquisizioni e acquisizioni in più tranche a partire dal gennaio 2019 fino a ieri, quando la Gdf si è recata addirittura ad Orvieto per acquisire carte presso la Vetrya, società che fa parte della filiera della vicenda

Le perquisizioni

Perquisizioni e sequestri sono stati effettuati nella sede legale di Windtre dagli uomini del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della guardia di finanza e contestualmente la procura ha inviato una lettera all'autorità garante per le comunicazioni in relazione alla posizione di Vodafone, Tim e un'altra società.

Gli accrediti non dovuti

Da quanto emerge, sono migliaia i clienti a cui sono stati accreditati importi non dovuti per attivazioni indebite dei cosiddetti Servizi a valore aggiunto (VAS) sul proprio dispositivo mobile. Il fenomeno illecito, come emerge dai riscontri acquisiti dal consulente informatico della Procura di Milano, non si è interrotto neppure durante la recente emergenza sanitaria nazionale.

L'indagine

Secondo l'indagine, bastava visitare una pagina web, talvolta con l'inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla (Zero Click), ci si ritrovava istantaneamente a essere abbonati a un servizio che prevede il pagamento di una somma di denaro sul conto telefonico ogni settimana o mese in cambio dell'accesso a contenuti come notizie, oroscopi, suonerie, meteo, gossip, video o altro. Si tratta di un business illecito da milioni di euro con opportunità di guadagno anche mediante le attivazioni dei servizi VAS sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati (le cosiddette machine to machine, M2M) senza alcun consenso da parte di utenti. Attualmente sono 11 le persone indagate mentre 12 sono i milioni di euro già sottoposti a sequestro preventivo. 

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