Sono accusati a vario titolo di sequestro di persona, devastazione e saccheggio, lesioni personali e rapina durante i tumulti dello scorso marzo. L’assessore regionale alla Sicurezza: “Ora viene a galla la verità”
Sono 12 i detenuti (cinque italiani e sette stranieri) raggiunti dall'avviso di chiusura delle indagini per la rivolta avvenuta nel carcere di San Vittore a Milano (LE FOTO – IL VIDEO - LE RIVOLTE IN ITALIA) dopo che, per la diffusione del coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI – LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA), erano stati sospesi i colloqui con i famigliari.
Le accuse
I 12 sono accusati a vario titolo di sequestro di persona (degli agenti della Polizia penitenziaria), devastazione e saccheggio, lesioni personali e rapina. Il tutto accaduto in "un unico piano criminoso durante la rivolta nell'istituto penitenziario". Sono inoltre accusati di aver devastato alcuni reparti dell'istituto, mettendo fuori uso le telecamere del Raggi, mentre, durante i disordini tre agenti della polizia penitenziaria sarebbero stati aggrediti per sottrarre loro le chiavi dei reparti. Uno sarebbe anche stato minacciato con una lametta.
De Corato: “Ora viene a galla la verità”
Sulla chiusura delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio, prende posizione l'ex vice sindaco di Milano e assessore regionale alla Sicurezza, Polizia locale e Immigrazione, Riccardo De Corato: "Senza sorprendere troppo, ora viene a galla la verità sulla rivolta del carcere di San Vittore dello scorso marzo, da molti ricondotta al timore dei carcerati del diffondersi del coronavirus e alla rabbia degli stessi per il blocco delle visite dei familiari. In realtà, queste due motivazioni non erano altro che un pretesto per poter portare avanti un vero proprio atto criminale".
“Piano criminoso appoggiato da anarchici e centri sociali”
Per Decorato, "quel piano criminoso è stato appoggiato all'esterno dagli anarchici e dai centri sociali che fuori dal penitenziario, nonostante il lockdown, manifestavano per chiedere l'indulto. Per svuotare le carceri durante il coronavirus con gli arresti domiciliari, si era schierata la sinistra che adesso dovrebbe, dopo la chiusura dell'indagine, recitare il 'mea culpa'. Rinnovo, ancora una volta, la mia solidarietà e vicinanza ai poliziotti penitenziari, costretti a lavorare sotto organico con tutti i rischi che ne conseguono".