Coronavirus Lombardia, Ats Milano: “Nelle Rsa deceduto il 22% degli ospiti”

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Il dato fa riferimento ai primi 4 mesi del 2020 nei territori di Milano e Lodi. In questo periodo, tra le persone over 70 si sono registrati 5.500 decessi in più rispetto alla media dei 4 anni precedenti

Nei primi quattro mesi del 2020, nella popolazione dell'Ats Milano, che comprende il territorio metropolitano di Milano e la provincia di Lodi, tra le persone over 70 si sono registrati 5.500 decessi in più rispetto alla media dei quattro anni precedenti. Di questi, il 46% si è verificato nelle Rsa, dove complessivamente è deceduto il 22% degli ospiti, con una mortalità 2,5 volte più elevata degli anni precedenti. Lo rende noto la stessa Ats, che oggi ha presentato i dati sull'eccesso di mortalità da Covid-19 nelle Rsa. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA)

Rsa più grandi maggiormente esposte

Il direttore dell’Ats, Walter Bergamaschi, commentando i dati, ha precisato che le strutture "più grandi tra le Rsa sono state più esposte ai rischi, mentre quelle più piccole, in cui i pazienti sono in camere singole e in cui c'è possibilità di isolamento, hanno avuto una capacità di reagire al Covid-19 diversa dalle strutture che hanno camerate dove i pazienti sono più aggregati”.

Inoltre, gli istituti in cui gli operatori arrivavano da tutta la Lombardia “sono stati più esposti al virus”, ha spiegato, mentre nelle strutture dove i lavoratori sono rimasti a dormire si è potuto garantire l’isolamento.

"Eccesso di morti legato a fragilità della popolazione"

Secondo Bergamaschi "i dati dimostrano che questo eccesso di mortalità sembra essere legato alla fragilità della popolazione, non tanto alle strutture delle Rsa". L'analisi condotta fornisce dati utili a capire "quali cose hanno funzionato meglio e quali invece si possono correggere per evitare che questo eccesso di mortalità prosegua anche nel tempo". Circa la contestata delibera regionale dell'8 marzo, che ha permesso alle Rsa lombarde di accogliere circa 150 pazienti Covid-positivi, per Bergamaschi "è dimostrato che non ha fatto entrare il virus nelle Rsa dell'Ats di Milano, dove già si erano registrati dei casi. L'ingresso dei pazienti con Covid-19 entrati nelle residenze per anziani è stato esiguo: sono stati 28 pazienti, di cui 9 a Codogno, 1 a Cinisello Balsamo e 18 a Milano San Giuseppe". In tutte queste Rsa, quando sono entrati questi 28 pazienti, "c'erano già diversi casi di positivi confermati, tanto è vero che le strutture avevano creato dei nuclei isolati per i loro pazienti positivi, dove sono stati collocati anche quelli in arrivo dagli ospedali".

"Scarsità di dispositivi nelle prime settimane"

Quanto alle criticità che hanno contribuito all'eccesso di mortalità negli over 70 nelle Rsa, Bergamaschi individua la scarsità dei dispositivi di protezione individuali soprattutto nelle prime settimane: "Le scorte, che erano adeguate per un anno intero, si sono esaurite molto prima e dopo c'è stato un problema di reperimento, e poi la formazione del personale e la capacità di isolamento. Il tamponamento precoce non ci sembra si stato un fattore rilevato". Il compito dell'Ats, ha rilevato Bergamaschi, "non è individuare le singole responsabilità ma cercare di dare strumenti al sistema per adottare le migliori procedure. Nella vigilanza, iniziata ad aprile per vedere se le prescrizioni date sono state rispettate, abbiamo osservato che quasi tutte le Rsa visitate mantengono oggi un regime di attenzione e sicurezza, isolando i pazienti e usando correttamente i dispositivi di protezione". Ciò mostra, conclude, "che il sistema nel suo complesso si sta comportamento correttamente. Possono esserci stati errori, ma il nostro interesse non è la caccia al colpevole ma trarre lezioni per affrontare una nuova ondata".

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