Coronavirus Bergamo, parenti vittime chiedono di incontrare Mattarella

Lombardia
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Per l’avvocato Consuelo Locati, del Comitato “Noi denunceremo”, si tratterebbe, da parte del Capo dello Stato, di “un atto dovuto e di riconoscimento del dolore di chi ha perso delle persone care”. Mercoledì verranno depositate le prime 50 denunce

"Chiediamo al presidente Mattarella di riceverci quando verrà a Bergamo, sarebbe da parte sua un atto dovuto e di riconoscimento del dolore di chi ha perso delle persone care nella nostra città massacrata dal virus per responsabilità ancora tutte da accertare da parte della magistratura”. Ad avanzare la richiesta è l’avvocato Consuelo Locati, appartenente al Comitato "Noi denunceremo", che riunisce numerose persone che hanno perso un affetto durante la pandemia. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA)

“Consegneremo denunce insieme ai familiari”

Proprio ieri, il presidente del Comitato, Luca Fusco, ha annunciato che mercoledì 10 giugno saranno consegnate alla Procura di Bergamo le prime 50 denunce. “Lo faremo noi del Comitato assieme ai familiari delle vittime”, ha spiegato Locati. “Abbiamo deciso - ha aggiunto l’avvocato - che è giusto così, che vengano anche loro in prima persona per evitare la spersonalizzazione della denuncia depositata dall’avvocato”. E non ci saranno solo persone provenienti da Bergamo e provincia: “Una signora dal Friuli ci ha già annunciato che verrà apposta”. 

Per Locati, questo gesto “serve anche a sottolineare come la magistratura abbia un'investitura non solo giuridica ma anche morale nel prendersi carico di queste denunce. L'ultima che presenterò sarà quella per la morte di mio padre, ora sono impegnata a dare voce a chi non ce l’ha”, ha concluso. 

Il presidente Fusco: “Vogliamo la verità”

Secondo il Comitato, le autorità hanno "riempito di bugie" i familiari dei malati. "Il sistema della sanità lombardo è completamente saltato e noi siamo stati lasciati soli, il sistema non era pronto ad affrontare nessuna emergenza, e non è colpa dei sanitari” ha dichiarato il presidente Fusco, per il quale le 50 denunce sono solo l’inizio: “Non ci fermeremo finché non avremo accertato perché è successo tutto questo. Vogliamo sapere cosa è successo e perché la Lombardia è stata messa in questa situazione, perché non è stato circoscritto il contagio in una valle quando si poteva, perché il virus ha circolato liberamente per l’Italia”, le sue parole.

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