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Milano, no a domiciliari per il capomafia ergastolano Nitto Santapaola

Lombardia

E’ quanto ha stabilito il Tribunale della Sorveglianza, con la motivazione che il boss 81enne "è ristretto in regime di 41bis" e "quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio" 

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"E' ristretto in regime di 41bis" e "quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio". Con questa motivazione il giudice della Sorveglianza di Milano, Paola Caffarena, ha bocciato la richiesta di differimento pena ai domiciliari, avanzata dal capomafia Benedetto 'Nitto' Santapaola per motivi di salute. Il superboss della mafia catanese, condannato all'ergastolo, ha 81 anni. A Sassari, invece, Pasquale Zagaria, vicino al clan dei Casalesi e fratello del boss di Camorra Michele Zagaria, è stato scarcerato. La decisione è stata presa dai magistrati del tribunale di sorveglianza di Sassari anche per via dell'indisponibilità delle strutture sanitarie sarde a garantire la prosecuzione delle cure di cui l'uomo necessita.

"Soggetto a elevata pericolosità sociale"

Santapaola, in una nota del carcere di Opera nel quale è detenuto, firmata dal direttore Silvio Di Gregorio, viene descritto come "soggetto di elevata pericolosità sociale, uno dei massimi esponenti dell'organizzazione criminale denominata 'Cosa Nostra'". La direzione del carcere di Opera, a seguito di un'istanza della difesa di differimento pena e quindi di scarcerazione per motivi di salute, aveva trasmesso alla Sorveglianza nei giorni scorsi una relazione sanitaria sulle condizioni di salute del boss.

Le parole del giudice

Il giudice Paola Caffarena nelle poche righe di provvedimento chiede alla direzione del carcere di "tenere aggiornato questo ufficio circa le condizioni di salute del detenuto", ma non riscontra "allo stato i presupposti" per la concessione del rinvio della pena, dato che "il Santapaola è ristretto in regime" di 'carcere duro', in "una cella singola e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio".

La scarcerazione di Francesco Bonura

Un caso, quello di Santapaola, per condizioni e pena da scontare diverso da quello di Francesco Bonura, imprenditore condannato per mafia andato ai domiciliari nei giorni scorsi. Una scarcerazione, come aveva chiarito il Tribunale di Sorveglianza, presieduto da Giovanna Di Rosa, decisa con un "provvedimento" di "concessione del differimento pena nella forma della detenzione domiciliare secondo la normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute e all'umanità della pena". Il Tribunale aveva spiegato che il detenuto era "affetto da gravissime patologie" e che gli rimanevano da scontare solo 11 mesi, 8 mesi con la liberazione anticipata.