ArcelorMittal, pm: “Recesso arreca irreparabile nocumento a impianti”
LombardiaNella memoria depositata oggi nell'ambito della causa civile in corso nel capoluogo lombardo i giudici hanno risposto al gruppo franco indiano che aveva chiesto di estromettere la procura dal procedimento
Secondo la procura di Milano ad ArcelorMittal sfugge "il concetto di interesse pubblico" e quindi, nel chiedere l'estromissione dei pm dal contenzioso civile con l'ex Ilva, "non riesce in concreto a rappresentarsi l'interesse perseguito da questo ufficio" né a comprendere la richiesta fatta "in sede cautelare". Lo hanno scritto i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici e il Procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, titolari dell'inchiesta penale, nella memoria depositata oggi nell'ambito della causa civile in corso a Milano, in risposta al gruppo franco indiano che aveva chiesto di estromettere la procura dal procedimento. Quest'ultima riguarda il ricorso cautelare d'urgenza per fermare l'addio di ArcelorMittal. In un altro passaggio i pm hanno ricordato "come il recesso dai contratti di affitto arrechi un irreparabile nocumento a impianti industriali strategici a presidio della cui integrità sono facilmente invocabili anche norme sanzionatorie penali". Atteso in serata il deposito della memoria di repliche dei commissari dell'ex Ilva.
La procura: "La multinazionale ha scarsa memoria"
La "frase" della memoria depositata a dicembre da ArcelorMittal per sostenere "che la Procura possa versare in un giudizio civile elementi istruttori acquisiti al di fuori di ogni contraddittorio (e di ogni competenza) nonché del controllo del giudice civile è evenienza, a nostra memoria, mai verificatasi in Italia e, per quanto si sappia, in alcuno Stato di diritto", si legge nella memoria dei pm. "È il portato di un artifizio retorico eccessivamente spinto o denota scarsa memoria".
"Ricorso è pienamente ammissibile"
Nella memoria si sostiene inoltre che "il ricorso della procura della Repubblica è pienamente ammissibile e coerente con i doveri dell'Ufficio", in quanto nel procedimento ci sono "interessi pubblici coinvolti sotto il profilo della tutela dell'ambiente, dell'occupazione, degli impianti strategici per l'economia nazionale". Inoltre, i giudici hanno sottolineato che la memoria, depositata dai legali della multinazionale lo scorso 16 dicembre al giudice civile Claudio Marangoni, "è totalmente centrata sul provvedimento" del giudice monocratico di Taranto sull'Altoforno 2 poi annullato dal Tribunale del Riesame il 7 gennaio scorso. I pm spiegano anche che la giurisprudenza riconosce "l'utilizzabilità degli elementi di prova" assunti nel corso del procedimento penale come "prova atipica, con pieno ingresso nel novero degli elementi valutabili dal giudicante" nel contenzioso civile.
Lo stop dell'acciaieria 1 a Taranto
Intanto sempre oggi l'azienda ha comunicato lo stop dell'acciaieria 1 dello stabilimento di Taranto, mossa che per il coordinatore provinciale dell'Usb Francesco Rizzo è "l'ennesima operazione speculativa" dietro la quale si celano "altri 250 esuberi mascherati con una crisi inesistente". Infine, mentre il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso dei commissari sulla bonifica, la Fiom Cgil tarantina ha inviato una segnalazione all'Inps, alla Direzione provinciale del Lavoro e, per conoscenza, ad ArcelorMittal, denunciando anomalie nell'utilizzo della Cassa integrazione ordinaria (Cigo) da parte della società.