Tifoso ucciso a Milano, Riesame: “Il fatto denota totale indifferenza alla vita umana”
LombardiaI giudici, che hanno confermato l’accusa di omicidio volontario all’ultrà Fabio Manduca, arrestato lo scorso 18 ottobre per aver travolto e ucciso Daniele Belardinelli, ritengono che se l’uomo, ora ai domiciliari, tornasse libero, potrebbe inquinare le prove
I giudici del Riesame di Milano, che hanno negato la libertà all’ultrà napoletano 39enne Fabio Manduca, arrestato lo scorso 18 ottobre per aver travolto e ucciso col proprio suv il tifoso Daniele Belardinelli (CHI ERA) durante gli scontri del 26 dicembre 2018 (LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA), hanno scritto che le "modalità del gravissimo fatto denotano una totale indifferenza alle regole civili e alla vita umana". Nella giornata di ieri, lo stesso tribunale ha confermato per Manduca, che ora si trova ai domiciliari, l’accusa di omicidio volontario.
Il pericolo di inquinamento delle prove
I giudici hanno sottolineato che dopo l’investimento, inoltre, Manduca "si è regolarmente recato allo stadio per assistere alla partita". Successivamente, hanno espresso un motivo per cui l’ultrà non dovrebbe tornare libero, ossia per il pericolo di inquinamento delle prove: "E' del tutto verosimile che, se libero, proseguirebbe a contattare testi e coindagati onde ottenere dichiarazioni favorevoli", in vista del dibattimento.
La perizia del gip
Il gip Guido Salvini, che si era occupato della convalida del fermo di Manduca, aveva disposto una perizia con una piantina con la posizione dei mezzi nel luogo e al momento degli scontri. Nonostante i risultati della consulenza affidata, a Giovanni Argenta, progettista della Renault Italia, con tanto di fotografie della Renault Kadjar coinvolta, l’ultrà 39enne ha sempre negato che quell’auto fosse quella guidata da lui.