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Fondi russi, Riesame: “L'audio dell'incontro al Metropol di Mosca non è di fonte anonima”

Lombardia

Lo rende noto il Tribunale del Riesame di Milano motivando la sentenza con cui ha respinto il ricorso presentato dalla difesa di Gianluca Savoini 

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Non proviene da una fonte anonima il file audio registrato durante la riunione al Metropol di Mosca in cui sarebbe avvenuta, il 18 ottobre scorso, la presunta trattativa per la compravendita di petrolio volta a portare nella casse della Lega 65 milioni di dollari. Il giornalista dell'Espresso che aveva consegnato la registrazione alla Procura ha semplicemente esercitato il diritto di non rivelare la fonte di provenienza dell’audio. Lo rende noto il Tribunale del Riesame di Milano motivando la sentenza con cui ha respinto il ricorso presentato dalla difesa di Gianluca Savoini contro i sequestri. L'avvocato Lara Pellegrini, difensore del leghista e presidente dell'Associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale, nell'udienza del 5 settembre scorso aveva sostenuto l'inammissibilità dell'audio come prova in quanto non ne era certa la provenienza e, di conseguenza, l'illegittimità delle perquisizioni a carico di Savoini, che hanno portato al sequestro di cellulari, documenti, una 'pendrive' e anche del libro "Da Pontida a Mosca".

L'istanza della difesa di Savoini

Da quanto trapela le motivazioni del Tribunale dei Riesame sono state depositate qualche giorno fa. La tesi del legale Lara Pellegrini, respinta dai giudici, ruotava principalmente attorno al fatto che quell'atto istruttorio si fondava, come fonte di prova, su una registrazione che era inutilizzabile non solo perché in lingua inglese ma soprattutto in quanto non si sapeva da chi era stata effettuata. Da quanto è stato riferito, i giudici del Riesame hanno sostenuto che la fonte in realtà non era anonima ma semplicemente non è stata rivelata dal giornalista dell'Espresso che aveva consegnato il file audio ai pm e che, sentito in Procura a Milano, si era avvalso del segreto professionale e quindi del diritto di non rivelarla. Quanto al fatto che la registrazione era in lingua inglese i giudici hanno fatto notare che lo stesso Savoini, uno dei tre italiani al tavolo della presunta trattativa alla quale hanno partecipato altrettanti personaggi russi, parlava in inglese.  

La presunta compravendita di petrolio

La trattativa, poi sfumata, sulla compravendita di petrolio al centro dell'inchiesta milanese sui presunti fondi russi al Carroccio prevedeva "l'acquisto da parte di Eni spa di ingenti quantitativi di prodotti petroliferi (250.000 tonnellate al mese per tre anni) venduti dalla società di Stato russa Rosneft, prevedendo che una percentuale del 4% del prezzo pagato da Eni sarebbe stato retrocesso per finanziare la campagna elettorale per le elezioni europee del partito politico Lega, mentre una percentuale del prezzo pagato da Eni - tra il 2% e il 6% - sarebbe stata corrisposta tramite intermediari e studi legali a pubblici ufficiali dell'azienda di Stato Rosneft". È quanto si legge nel capo di imputazione formulato dai pm di Milano nei confronti di Gianluca Savoini, dell'avvocato Gianluca Meranda e dell'ex banchiere Francesco Vannucci e che è riportato nel provvedimento con cui il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza della difesa dello stesso Savoini contro i sequestri. Eni ha sempre negato il benché minimo coinvolgimento nella vicenda, precisando che "la società tutelerà la propria reputazione in ogni sede nei confronti di tutti coloro che la dovessero anche soltanto avere nominata (così come risulterà dagli accertamenti della magistratura) nel contesto di operazioni illecite come controparte o disponibile alla partecipazione alla commissione di un reato, in particolare di finanziamento illecito dei partiti".

L'audio

Dalla trascrizione dell'audio della riunione, pubblicato dal sito statunitense BuzzFeed, all'hotel Metropol di Mosca emergono, scrive il Tribunale, "i contatti del partito politico Lega all'interno di Banca Intesa". Per il Riesame, "la circostanza che, verosimilmente, Savoini, Meranda e Vannucci stessero contrattando con Ylia Yakunin e con gli altri due soggetti russi seduti al tavolo della trattativa l'acquisto da parte di Eni spa di ingenti quantitativi di prodotti petroliferi" emerge "in maniera ancora più nitida" dalle parti della conversazione "intrattenute in lingua inglese".
Per i giudici dall'audio emergono vari aspetti: "la necessità di corrispondere delle 'commissioni' ai 'contatti' presenti all'interno delle compagnie petrolifere e del gas; la possibilità di ricorrere all'escamotage della 'consulenza' tra avvocati al fine di giustificare il pagamento delle 'commissioni'; l'entità della 'commissione' da pagare ai 'contatti' al fine di assicurarsi la retrocessione del 4% del prezzo corrisposto da Eni spa per l'acquisto del petrolio". E ancora: "la circostanza che il denaro 'retrocesso' fosse necessario per finanziare la campagna elettorale del partito politico Lega; la necessità di concludere velocemente l'accordo a causa dell'avvicinarsi delle elezioni europee; i contatti del partito politico Lega all'interno di Banca Intesa".