Autobus in fiamme a Milano, 50 ragazzini si costituiscono parte civile contro Sy

Lombardia
Foto di Archivio (ANSA)

Il ministero dell'Istruzione e la società Autoguidovie, proprietaria del bus, sono state citate in giudizio come responsabili civili e dovranno quindi rispondere dei risarcimenti in caso di condanna nel processo

I cinquanta ragazzini che erano sul bus dirottato lo scorso 20 marzo, sulla statale 415 paullese, le loro famiglie e tre accompagnatori, si sono costituiti parte civile nel processo davanti alla Corte d'Assise di Milano a carico di Ousseynou Sy (CHI E' L'UOMO), l'autista che aveva preso in ostaggio i giovani sul bus, poi incendiato, a San Donato Milanese. Si sono costituiti parte civile pure il comune di Crema e, solo per il reato di incendio, la società proprietaria del mezzo, la Autoguidovie. In aula è arrivato anche l'imputato e sono presenti alcuni genitori e una ragazzina che quel giorno era sul bus.

Citati in giudizio

Inoltre, il ministero dell'Istruzione e la società Autoguidovie sono stati citati in giudizio come responsabili civili e dovranno quindi rispondere dei risarcimenti in caso di condanna. Lo ha deciso la prima sezione della Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, che ha rinviato l'udienza al 21 ottobre. Qualche ora prima, l'avvocato Antonino Ennio Andronico, legale di parte civile delle famiglie di Adam El Hamami, di Ramy Shehata e di altri dei 50 ragazzini presi in ostaggio quel giorno, aveva aperto a questa possibilità: "Ci aspettiamo giustizia, secondo noi sono responsabili anche coloro che hanno messo il mezzo in mano a quest'uomo, per questo chiederemo la citazione come responsabili civili della società Autoguidovie e del Ministero della pubblica istruzione", aveva spiegato. Andronico aveva chiarito che "si è trattato di un atto terroristico nei confronti di cittadini inermi. È difficile che i bambini dimentichino, anche se si cerca di farlo". Nel frattempo, Adam e Ramy, i due ragazzini che scongiurarono la strage sul bus, hanno ottenuto la cittadinanza italiana.

Le parole del padre di Adam

"Adam sta bene, anche se sarà dura per lui dimenticare", sono invece le parole di Khalid El Hamami, il padre di Adam El Hamami, uno dei ragazzini che aveva contribuito a sventare l'attentato del bus, poi incendiato.

Cosa era successo il 20 marzo

I 51 studenti di una scuola media di Crema avevano vissuto momenti di terrore. Questo perché l'autista dell’autobus sul quale viaggiavano, Ousseynou Sy, aveva sequestrato il mezzo e, invece di riportare i ragazzi a scuola dopo un’attività sportiva all’aperto, lo aveva dirottato verso l'aeroporto di Linate (LE TESTIMONIANZE DEI RAGAZZI). Inoltre, Sy aveva poi dato fuoco al bus, che transitava sulla statale 415 Paullese, all'altezza dello svincolo per Peschiera Borromeo (FOTO). Nessuno degli studenti era rimasto ferito in modo grave, grazie al lavoro dei carabinieri, che erano riusciti a mettere tutti in salvo. Solo uno dei professori che accompagnava il gruppo era finito in ospedale in codice giallo e uno dei carabinieri che aveva spaccato i vetri per consentire la fuga degli studenti si era ferito a una mano. Il viaggio del terrore era durato poco meno di 40 minuti.

Il salvataggio degli studenti

Era stato uno dei ragazzini a dare l'allarme e a far scattare l'intervento dei carabinieri che avevano evitato la strage. Sy a un certo punto aveva cambiato percorso e, rivolgendosi agli studenti, aveva detto "andiamo a Linate, qui non scende più nessuno". Aveva tirato così fuori delle fascette di plastica con cui aveva costretto un professore a legare i polsi degli alunni. A quel punto uno degli studenti a bordo era riuscito a lanciare l'allarme col cellulare (IL VIDEO DELLA FUGA).

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