Borrelli, oggi la camera ardente in Tribunale a Milano. Funerali nel pomeriggio
LombardiaLa cerimonia funebre sarà celebrata presso la chiesa di Santa Croce, nel capoluogo lombardo, alle 14.45
E' stata aperta nel Palazzo di Giustizia di Milano la camera ardente dell’ex procuratore del capoluogo lombardo Francesco Saverio Borrelli (CHI ERA), scomparso sabato 20 luglio all’età di 89 anni. Lo stesso avvenne cinque anni fa per il suo vice, Gerardo D’Ambrosio. La camera sarà visitabile solo questa mattina, in vista del funerale che sarà celebrato nella chiesa di Santa Croce alle 14.45.
Vicino al feretro, coperto da una toga, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, visibilmente commossi. Accanto alla bara anche la moglie Maria Laura e i figli Andrea e Federica. Anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala è arrivato a rendergli omaggio, così come il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il senatore ed ex premier Mario Monti. Presenti, tra gli altri, il procuratore Francesco Greco, il procuratore generale Roberto Alfonso, l'ex procuratore Bruti Liberati.
L’omaggio dell’Anm
Un minuto di silenzio e un applauso. Così il Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati ha voluto ricordare oggi Francesco Saverio Borrelli. "Piangiamo un maestro che si è distinto per livello intellettuale, professionale e morale", ha detto il presidente dell’Anm Luca Poniz, sottolineando come sia importante "in un momento in cui la magistratura è disorientata aggrapparsi a un modello come Borrelli”.
Indossò la toga per 47 anni
Borrelli era nato a Napoli il 12 aprile 1930. Figlio e nipote di magistrati, si è trasferito a Firenze per studiare al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni). Si è laureato in Legge con una tesi su “Sentimento e sentenza”: relatore è stato Piero Calamandrei. Nel 1955 ha vinto il concorso ed è entrato in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Dopo essere passato dal civile al penale, ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d'Assise, giudicando anche le Br. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica. Nel 1983 è diventato procuratore aggiunto, poi il 17 marzo 1988 è succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica. È diventato noto con Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D'Ambrosio, collega e amico scomparso il 30 marzo 2014 con il quale, peraltro, si è talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Dal 1999 al 2002, come Procuratore Generale, ha difeso con fermezza il principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura.