Sequestrati beni per un milione a Luca Lucci, capo ultrà del Milan

Lombardia
Un fermo-immagine del video della polizia sul sequestro eseguito dalla polizia (ANSA)

Lucci è stato arrestato nel 2018 per spaccio in concorso. Il provvedimento ha disposto il sequestro di un complesso immobiliare, della gestione di un bar, storico ritrovo degli ultrà del club rossonero, di un'auto di grossa cilindrata e di conti correnti

Beni per circa un milione di euro sono stati sequestrati a Luca Lucci, capo ultrà del Milan, già arrestato nel maggio 2018 per spaccio in concorso. Il provvedimento ha disposto il sequestro di un complesso immobiliare di due piani con autorimessa e della gestione di un bar, il "Clan 1899", storico ritrovo degli ultrà del club rossonero. Sequestrati anche un'auto di grossa cilindrata e dei conti correnti. L’ordinanza è stata emessa dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, ed è stata eseguita dalla Divisione Anticrimine della Questura del capoluogo lombardo.

Le foto con il ministro Salvini

Nel dicembre scorso alcune foto che ritraevano Lucci e il ministro degli Interni Matteo Salvini mentre si stringevano la mano in pubblico avevano suscitato molte polemiche. Il leader della Lega, subito dopo, disse che "era la prima volta che lo incontravo" spiegando che "certo" non si sarebbe fatto fotografare con lui se avesse saputo dei suoi precedenti penali. "Ogni giorno - aggiunse Salvini - faccio foto con centinaia di persone, ovviamente non chiedo alle centinaia di persone che mi fermano a feste, incontri, cene o in strada, il certificato penale".

Giudici: "Locale base di traffici di droga"

Il "Clan 1899", locale storico di ritrovo degli ultrà della curva sud milanista, è la "base operativa per riunioni" su traffici di stupefacenti "e per consegne-ritiri" della droga e "vede una costante affluenza di pregiudicati di elevato spessore criminale" anche "inseriti in contesti di criminalità organizzata". Lo scrive la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro a carico del capo ultrà Luca Lucci, tra cui il "ramo aziendale relativo all'attività di somministrazione di alimenti e bevande" nel locale. Dagli accertamenti svolti, spiegano i giudici, "Lucci emerge come il reale gestore, sebbene ne risulti formalmente un semplice dipendente". E il "forte afflusso di contanti" sui rapporti bancari intestati all''Associazione 1899' e poi sui conti correnti di Lucci rende "verosimile" l'ipotesi di un reimpiego "in tale attività, di proventi" di traffici di droga "per cui Lucci è stato indagato e condannato".

Il curriculum criminale di Luca Lucci

Nelle 73 pagine del provvedimento, i giudici ripercorrono il curriculum criminale di Lucci. Il capo ultrà del Milan, già destinatario di vari Daspo, nel settembre 2018 patteggiò un anno e mezzo in un'inchiesta milanese su due traffici di droga e in passato era stato condannato per l'aggressione a Virgilio 'Virgi' Motta, il tifoso interista che nel corso del derby Milan-Inter, del 15 febbraio 2009 allo stadio Meazza, aveva perso un occhio a causa di un pugno (Motta poi si suicidò). I giudici, basandosi sulla proposta di misura di prevenzione avanzata dalla Questura milanese, mettono in luce la "pericolosità sociale" di Lucci spiegando che il capo ultrà, soprannominato 'Il Toro', è conosciuto alle forze di polizia principalmente per la sua partecipazione a episodi violenti legati al mondo degli ultrà, con particolare riguardo alla tifoseria organizzata del Milan, "essendo il leader del gruppo ultrà denominato 'Curva Sud'". In più, il suo nome è comparso "in diverse indagini come soggetto implicato nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dalla criminalità organizzata, essendo stato più volte segnalato quale affidabile 'intermediario' ovvero acquirente di grossi quantitativi riservati alla vendita al dettaglio". Di Lucci parlava già nel 2006 il collaboratore di giustizia Luigi Cicalese e sempre in quegli anni erano emersi suoi contatti con Daniele Cataldo, figura di "elevatissimo spessore criminale" in traffici di droga e armi e che era stato anche arrestato nel 2015 (gli venne pure trovata della droga marchiata "con la scritta 'Expo'"). Tra i vari fatti violenti da stadio segnalati nel lungo provvedimento, poi, anche un "pugno" che avrebbe sferrato a un altro tifoso durante la partita Milan-Sassuolo dello scorso settembre. In più, vengono evidenziati anche i suoi rapporti con Rosario Calabria, "soggetto avente legami di parentela con famiglie della criminalità organizzata di origine calabrese attive in Lombardia".

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