A Timeline si è parlato della proposta di Azione e Italia Viva di vietare i social network ai ragazzini sotto i 13 anni e di autorizzare l'accesso a chi ha tra i 13 e i 15 anni solo con il consenso dei genitori. Nel corso del programma si è paralto anche dell'uso del cellulare a scuola
Accesso vietato ai social network ai ragazzini sotto i 13 anni mentre per chi ha tra i 13 e i 15 anni accesso consentito solo con il consenso dei genitori. Questa in sintesi la proposta presentata a Montecitorio dai parlamentari di Azione e Italia Viva (GUARDA IL VIDEO) e commentata al programma Timeline di Sky TG24 da Vincenzo Schettini, professore star dei social conosciuto con l'alias "La fisica che ci piace", Mauro Tosi, presidente provinciale Anp per Forlì e Rimini, e Riccardo Meggiato, esperto di cybersecurity.
Meggiato: "Bisogna dialogare coi ragazzi e capire gli strumenti che usano"
Secondo Meggiato bisogna dialogare con i ragazzi, i quali "sono stupidini come eravamo noi alla loro età. Il problema è che usano degli strumenti che buona parte degli adulti non capisce e noi li vediamo come dei maghi". Questa situazione porta alla formazione di "una barriera con i giovani". "Non serve che diventiamo esperti, ma se noi per cinque minuti ci approcciamo con questi strumenti otteniamo l'effetto che i ragazzi non passano più per geni e anche loro stessi pensano 'non gliela posso fare perché sanno cosa sto facendo'". Inoltre, aggiunge, in questo modo gli adulti avrebbero "subito la possibilità di percepire dei segnali che altrimenti non potrebbero percepire nell'immediato".
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Schettini: "Facciamo squadra con i ragazzi"
Schettini ha affrontato il tema dell'uso dei cellulari a scuola dicendosi "contento" del fatto che si parli di "come gestire i cellulari ma vogliamo parlare in concreto? Anche se tu vieti i cellulari nelle scuole, vuoi che i ragazzi non usino i cellulari lo stesso nelle scuole? Continueranno a usarli. Non è tanto vietarli quanto parlare con i ragazzi e dire 'diamoci dei tempi'. Siamo genitori? Siamo insegnanti? Facciamo squadra con questi ragazzi che sono spesso molto soli". Poi ha aggiunto: "Diciamo più digitalizzazione nelle scuole e poi vietiamo. La soluzione è gestire meglio gli strumenti, tutto parte dalla gestione scolastica".
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Tosi: "Con digitalizzazione vietare diventa paradossale"
"Sono d'accordo sul fatto che è bene dedicare del tempo a queste cose, ma non funzionano metodi coercitivi così presi e applicati banalmente", ha detto Tosi intervenendo sull'argomento. "In realtà con tutto il sistema Pnrr che stiamo mettendo in atto e con i sistemi di classroom - ha aggiunto -, con le innovazioni didattiche che portano a un miglioramento dell'apprendimento anche attraverso le strutture e le informazioni digitali, sarebbe paradossale vietare certi strumenti digitali nelle classi perché sono previsti e ci sono stati anche investimenti a tale scopo". L'idea è di migliorare "il contatto coi genitori, fare scuola vuol dire incontrare i genitori e fare seminari con loro, indicare anche delle situazioni di attenzione e di pericolo. Questo è sempre efficace", ha spiegato Tosi aggiungendo che è utile anche far capire ai ragazzi che una cosa è l'uso del cellulare in una dimensione educativa-didattica, che non esclude lo strumento in sé, e un'altra cosa è invece un uso non corretto del cellulare per esempio durante una lezione".