Zerocalcare torna con “No sleep till Shengal”

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Roberto Palladino

Il popolare fumettista romano ha raccontato a Sky TG24 il suo nuovo libro, otto anni dopo “Kobane Calling”

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Otto anni dopo “Kobane Calling”, Zerocalcare, il popolare fumettista romano, ha raccontato a Sky TG24 il suo nuovo libro.

"Ho voluto raccontare Shengal prima che succedesse qualcosa di irreparabile"

“Un viaggio fatto un anno fa a Shengal nel Nord dell’Iraq, fra gli Ezidi, popolazione che ha subito un massacro nel 2014 da parte dell’Isis, riconosciuto come genocidio dalle Nazioni Unite. Poi insieme ai curdi hanno deciso di provare a organizzare la loro vita con il confederalismo democratico, già praticato nel Rojava dai Curdi che mette al centro la convivenza fra i popoli e la liberazione della donna. In questa loro condizione si trovano però minacciati da un lato dalla Turchia e dall’altro dallo stato centrale iracheno. L’idea era di raccontare quello che stava succedendo a Shengal, descrivere questa esperienza prima che succedesse qualcosa di irreparabile”.

"Siamo finiti in mano ai servizi iracheni, senza cellulari e passaporti"

“Credevamo che una volta ottenuto il visto in Iraq arrivare lì sarebbe stato abbastanza agevole. In realtà l’Iraq è frazionato da molteplice zone di influenza tra Iran e filoturchi. Di chilometro in chilometro ci trovavamo in check-point diversi che non riconoscevano l’autorità degli altri e che non ci vedevano di buon occhio. E’ stato più complicato del previsto. Abbiamo dovuto consegnare passaporti e cellulari siamo finiti nella caserma dei servizi iracheni”

"Racconto il tentativo di creare una nuova società"

Kobane Calling è stato il primo momento in cui sbarcavamo io e i lettori in quello pezzo di mondo e ho raccontato molto il mio senso di straniamento arrivato da Rebibbia. Ora c’è meno quel tema lì, mi sono concentrato più sui fatti senza dover spiegare cose mi ha portato lì. Spero che nessun si trovi disorientato.  Io mi sono appassionato alla causa curda non solo perché a rischio ma perché sta lottando per affermare un’idea di società incredibilmente avanzato e per me rivoluzionario. Fatico a trovare questo negli altri scenari, uno potrebbe raccontare altre guerre, ma quello che mi muove è il tentativo di contribuire a quel tipo di società”.

"La nuova serie non sarà il seguito di 'Strappare lungo i bordi'"

Sto lavorando a un altro progetto, che non è il seguito ma una serie sorella (di Strappare lungo i bordi, successo della scorsa stagione su Netflix ndr). Un po’ come i libri che hanno lo stesso cast ma storie totalmente diverse. C’ha dei tempi che sono quelli dell’animazione quindi imperscrutabili. Ora va a capire come si inserisce un libro come questo nel pubblico che mi ha conosciuto con la serie.

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