Strange Adventures, il processo di Tom King ad Adam Strange

Lifestyle

Gabriele Lippi

Panini DC Italia

Nella nuova serie a lui dedicata, l'eroe della Justice League viene destrutturato e problematizzato in tutta la sua mitologia, con un discorso di critica al colonialismo che mette in discussione la visione occidentalista della storia. Un piccolo gioiello di scrittura e disegno che modernizza uno dei personaggi meno esplorati dell'universo DC

Adam Strange è uno dei personaggi DC meno esplorati e proprio per questo col potenziale più elevato. Un essere umano che viene trasportato dal raggio Zeta sul pianeta Rann, a quaranta trilioni di chilometri di distanza “più o meno”, per diventarne il condottiero e salvarlo. Praticamente il contraltare di Superman. Nato nel 1958, ha avuto una storia editoriale travagliata, passando da una testata all’altra, fino ad avere due miniserie a lui dedicate (per un totale di 11 albi) pubblicate rispettivamente nel 1990 e a cavallo tra il 2004 e il 2005.

Una serie in 12 albi

Membro un po’ defilato della Justice League, certamente meno popolare di Batman, Superman, Flash e Lanterna Verde, Adam Strange si è regalato diverse comparsate in alcune delle più note saghe fumettistiche e televisive dedicate ai personaggi DC e ora torna in Strange Adventures, una nuova serie di 12 albi scritta da Tom King e disegnata da Mitch Gerads ed Evan Shaner, la cui prima metà è stata già stampata e distribuita in Italia in un elegante volume cartonato (Panini Comics, 192 pagine, 23 euro).

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Una nuova visione

La serie di King riscrive la storia di Adam Strange destrutturandola e problematizzandola, dando una profondità diversa alla dimensione eroistica del suo protagonista. Nel farlo si pregia di una scrittura mai banale e di un King che appare perfettamente a suo agio nelle tematiche a lui più care (le contraddizioni della guerra, i legami familiari e affettivi disfunzionali, le storie investigative).

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Cosa si nasconde dietro a un eroe

Strange è messo sotto processo, in senso letterale e figurato. Le sue azioni, ritenute eroiche dalla massa, vengono messe in discussione da un contestatore solitario che instilla il dubbio su di lui. È Strange stesso, convinto di essere nel giusto, a chiedere un’indagine sul suo conto che Batman si rifiuta di svolgere in prima persona delegando Mr. Terrific. Ma l’inchiesta interna alla Justice League finisce per prendere una piega per nulla gradita da Strange.

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Una narrazione che si districa tra flashback e flashforward

King mostra ancora una volta tutto il suo talento di narratore, rimbalzando senza alcun problema tra piani temporali diversi che si alternano anche nel corso della stessa tavola in un meccanismo estremamente efficace e scorrevole. I continui flashback e flashforward sono ulteriormente potenziati dall’azzeccatissima idea di affidare l’opera a due disegnatori diversi: Gerads, col suo tratto neorealista, si occupa del presente complesso di Strange, Shaner, col suo stile più pulito e classico, interpreta alla perfezione i racconti di un passato glorioso e almeno apparentemente eroico.

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Demitizzazione del colonialismo

La verità, però, è che la storia è scritta sempre dai vincitori, e anche sotto le imprese più acclamate rischia di celarsi qualcosa di oscuro. La decostruzione del mito appare dunque il vero obiettivo di King. “Adam Strange – ha spiegato lo stesso autore in un comunicato che ha accompagnato l’annuncio di Strange Adventures negli Stati Uniti - appartiene a una lunga serie di personaggi, come Tarzan e Flash Gordon, uomini robusti con il mento increspato che prosperano in “terre straniere” e che rappresentano una metafora del sogno europeo del colonialismo del Diciannovesimo secolo. Certo, il colonialismo non è stato per niente un sogno, ed è quel contrasto che mi interessa: il divario insanguinato tra mito e realtà”. Tematiche care all’autore, già affrontate in The Sheriff of Babylon e qui rese ancora più esplicite anche, forse, grazie a una diversa distanza tra il racconto e i fatti reali vissuti in prima persona da King.

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Un'operazione ambiziosa perfettamente riuscita

Portare nel presente un personaggio così legato alla mentalità della sua epoca non è impresa semplice, eppure, a giudicare dai primi sei numeri di Strange Adventures, King pare aver centrato ancora una volta il bersaglio. Mentre i media svolgono il ruolo del coro nella tragedia greca, la versione di Strange e la convinzione sua e della moglie Alanna di aver sempre operato nel migliore dei modi si sfalda piano piano nel sovrapporsi delle indagini di Mr. Terrific con il racconto delle vicende oggetto dell’inchiesta, offrendo momenti di scrittura realmente memorabili come il dialogo tra Terrific e Alanna ispirato dalla poesia di John Donne “Per chi suona la campana”.

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