
Secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato Inps, nel primo semestre 2022 i flussi del mercato occupazione hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici. Ad attestarlo il saldo positivo di quasi un milione di nuovi posti di lavoro tra entrate e uscite. Ma in sei mesi sono stati altrettanti gli addetti ad abbandonare il loro impiego

Il mercato del lavoro italiano ha riassorbito lo choc della pandemia, quando i flussi occupazionali in entrate e in uscita erano bloccati a causa del lockdown e di misure straordinarie come il blocco dei licenziamenti. Lo certifica l'Osservatorio dell'Inps sul precariato, dal quale emerge che "nel primo semestre 2022 assunzioni, trasformazioni e cessazioni hanno completato la ripresa dei livelli pre-Covid”. Unica nota dolente è il boom di dimissioni, che nello stesso periodo sono cresciute su base annua del 31,7% superando il milione di unità
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Secondo il report stilato dall’Istituto previdenziale, nel primo semestre i datori di lavoro privati hanno effettuato quasi 4,3 milioni di assunzioni (+26% rispetto allo stesso periodo 2021). E anche se le cessazioni sono a loro volta aumentate del 36% su base annua, toccando i 3,2 milioni di unità, il numero è risultato abbastanza alto da garantire comunque un saldo positivo di quasi un milione di contratti: per la precisione, 946mila
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La variazione dei contratti a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni meno cessazioni da contratti a tempo indeterminato) è stata positiva per 255.341 unità, di molto superiore a quella registrata nei primi sei mesi del 2021 (erano 113.042). Nel solo mese di giugno, invece, il saldo positivo annualizzato (ovvero la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) è stato di 682 mila contratti, di cui 247mila indeterminati e 436mila di altro tipo (prevalentemente a termine)

Se si guarda al dettaglio delle assunzioni, l'aumento del 26% nel semestre rispetto al 2021 "ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40%, apprendistato +27%, tempo determinato +24%, stagionali +22%, somministrati +17%)". L'Inps nota una crescita del part time verticale (+22%) mentre risulta in flessione il part time misto (-2%)

Anche le trasformazioni da tempo determinato sono cresciute nettamente nel periodo in esame: 377mila, +74% sul semestre 2021. Nella stessa finestra temporale, le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo - pari a 61.000 – si attestano in salita dell'11% rispetto all'anno precedente

Quanto ai 3,2 milioni di cessazioni, l’aumento che ha permesso di raggiungere questo numero ha riguardato tutte le tipologie di rapporto: contratti stagionali (+64%), contratti intermittenti (+57%), contratti in apprendistato (+34%), contratti a tempo determinato (+33%), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31%)

Dopo gli andamenti negativi del 2020, a partire da marzo 2021 anche il saldo annualizzato ha registrato il continuo recupero dei livelli occupazionali, tanto da arrivare a +682mila posizioni di lavoro a giugno 2022. Come spiega il report Istat, questo dato va interpretato come la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi e identifica la variazione tendenziale su base annua degli impieghi

Il documento non riserva però solo notizie positive. Tra le ragioni di fine dei contatti, spicca infatti il boom delle dimissioni. A guardare le tabelle Inps si tratta di 1.080.245 di casi con un aumento del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021

Anche considerando le sole dimissioni da tempi indeterminati, oltre 600mila, la variazione semestrale resta importante: +22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019. Ma secondo l’Istat il fenomeno si spiega con il fatto che “il livello raggiunto sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell'emergenza sanitaria"

Nello stesso periodo sono raddoppiati i licenziamenti di natura economica, da 135.115 a 266.640. Il confronto con il 2021 risente - avverte l'Osservatorio - del fatto che nei primi sei mesi era ancora in vigore il blocco dei licenziamenti per fare fronte alla crisi economica scatenata dalla pandemia
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