
Litio in Italia, cos'è, perché è importante e in quali zone si trova nel nostro Paese
È diventato uno dei materiali più ricercati e costosi al mondo: è il componente fondamentale dei magneti delle pale eoliche e delle batterie ricaricabili delle auto elettriche, dei computer e degli smartphone. Sul nostro territorio l'attenzione è puntata verso la fascia vulcanica pretirrenica che va dalla Toscana al Lazio, fino alla Campania

Il litio è diventato uno dei materiali più ricercati e costosi al mondo: è il componente fondamentale dei magneti delle pale eoliche e delle batterie ricaricabili delle auto elettriche, dei computer e degli smartphone. E in Italia ci sarebbero delle aree ricche proprio di questo elemento, come di altri, sempre più importanti per la transizione energetica
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Nel sottosuolo italiano ci sono infatti almeno 15 delle 34 materie prime necessarie proprio per la transizione energetica. E lo scorso settembre è stato istituito il “Tavolo Tecnico delle materie prime critiche”, coordinato dal ministero delle Imprese e da quello dell’Ambiente che sta portando avanti la mappatura dei siti in Italia
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La Regione dove risulta esserci maggiore presenza di litio è il Lazio, soprattutto nelle aree vulcaniche come il Lago di Bracciano (in foto). Nell’area a Nord di Roma ci sarebbero le più alte concentrazioni, fino a 480 milligrammi di metallo per litro, come scrive Il Post

Quindi, per far fronte alla crescente domanda, la Commissione europea sta lavorando al Critical Raw Materials Act che punta, da un lato, sulla ricerca e l’estrazione sul suolo europeo, dall’altro, sulla messa a punto di una strategia per assicurarsi una fornitura regolare (e conveniente) dall’estero
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Ad oggi, va ricordato, i Paesi europei importano la quasi totalità di questi materiali. In particolare, come riportato sul sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Cina fornisce all’Unione Europea circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile (in foto)

Per questo il fatto che l’Italia possa vantare territori con una forte presenza di litio diventa di grande importanza sul piano strategico. Ma la strada è ancora lunga. Ricorda, a Open, Andrea Dini, ricercatore dell’istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr: “Vicino a Bracciano, l’Enel ha avuto un permesso di ricerca preliminare. Entro fine anno dovranno decidere se investire o meno nell’esplorazione profonda”

Il processo con cui si dovrebbe estrarre il litio prevede diversi passaggi. Innanzitutto, individuare un area precisa dove è più facile intercettare i fluidi che scorrono sotto terra. Dopodiché, si dovranno costruire pozzi geotermici per portare l’acqua calda in superficie. “A quel punto – prosegue Dini – i liquidi potranno rispondere a tre funzioni: produzione di energia elettrica, teleriscaldamento di alcuni comuni limitrofi ed estrazione del litio, prima che il liquido venga pompato di nuovo sotto terra”

Intanto il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha spiegato: “Abbiamo appena capito quanto è stato pericoloso affidarci alle fonti fossili russe, non possiamo fare lo stesso con la Cina sulle terre rare e i minerali preziosi. In questi anni Pechino ha seguito una politica espansionistica con acquisizioni di giacimenti”

Da ricordare, infatti, che nel nostro Paesec’è anche una concentrazione di altri metalli importanti. Come barite, berillio, nichel e tungsteno (in foto). Si trovano nell’arco alpino, in Sardegna e in Toscana. E poi ci sono materiali come il rame, che si trova sulle Alpi, in Liguria e Toscana. O lo zinco, che veniva estratto soprattutto a Gorno, vicino a Bergamo. O ancora il titanio, sempre in Liguria. Un potenziale enorme
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