Dopo anni di ricerche di un partner, Fca trova Psa: ecco come si è arrivati alla fusione

Economia

Marchionne, nel 2014, rispolvera la necessità del consolidamento. Prova con General Motors, resiste alle lusinghe di Volkswagen e poi guarda in Asia. Costanti, durante la sua era, i colloqui con la famiglia Peugeot. Dopo il nulla di fatto con Renault, ecco l’accordo 

Dopo anni alla ricerca di un partner, il gruppo automobilistico italo-americano Fca ha trovato il gruppo francese Psa. Il 18 dicembre 2019 è stata annunciata ufficialmente la fusione e la nascita di una nuova società, che sarà il quarto costruttore di auto al mondo in termini di volumi e il terzo in base al fatturato. Una coppia perfetta: gli analisti, come ha rivelato les Echos, sostengono che per entrambe le case automobilistiche il "matrimonio" rappresenta  una mossa vincente per collocarsi tra i leader dell'industria automobilistica globale (LA CLASSIFICA DEI GRUPPI AUTOMOBILISTICI - I MODELLI FIAT STORICI - LE TAPPE DELLA FUSIONE)..

La fusione dopo anni di ricerca di un partner per Fca

L’alleanza, quindi, arriva dopo anni di ricerca di Fca, a caccia di un “grande accordo”. Una ricerca che, grazie all'azzeramento del debito, nell’ultimo periodo è avvenuta senza complessi d'inferiorità rispetto agli altri grandi gruppi. L’obiettivo della famiglia Agnelli era quello di diluire la partecipazione, ma senza disimpegno dall'auto e mantenendo una posizione di forza nel nuovo gruppo. A rispolverare la necessità del consolidamento per consentire la sopravvivenza del settore è stato, nel 2014, Sergio Marchionne (CHI ERA - LE FRASI CELEBRI). “L'industria dell'auto è troppo frammentata e il capitale necessario per farla andare avanti è eccessivo, antieconomico”, spiegava l'ex amministratore delegato di Fca. Ora è John Elkann - che sarà presidente della nuova entità - a realizzare il sogno del manager (morto nel luglio del 2018) di trovare un alleato.

L’ipotesi General Motors

La prima idea di Marchionne, in realtà, era la fusione con General Motors: un’alleanza che, secondo il manager, sarebbe stata in grado di dare i maggiori benefici in termini di sinergie di costi e possibilità di espansione. L'allora Fiat aveva già realizzato un'aggregazione con la big Usa, poi risolta con un divorzio poco tempo dopo. Le avances alla casa di Detroit degli ultimi anni, però, sono state più volte respinte dall'amministratore delegato Mary Barra e non c’è stato mai neppure un incontro. Marchionne ci credeva così tanto da considerare anche l'ipotesi di lanciare un'Opa su Gm, ma la cifra necessaria per l'offerta - almeno 60 miliardi di dollari - era davvero eccessiva per Fiat Chrysler, all’epoca ancora indebitata e con un valore di Borsa di circa 28 miliardi di dollari. L'Opa, secondo Marchionne, avrebbe potuto essere "non ostile", ma proprio questa ipotesi è stata la pietra tombale a ogni possibile accordo.

Le lusinghe di Volkswagen e l’Asia

Dopo il no di Gm, è arrivato il periodo del “tormentone” Volkswagen. La casa di Wolfsburg aveva nel mirino l'Alfa Romeo ma il Lingotto non aveva intenzione di cederla. Anzi, il piano di Fca aveva tra i suoi punti di forza proprio il rilancio del Biscione destinato anche al mercato americano. Marchionne, quindi, non aveva ceduto alle lusinghe dei tedeschi e, in sintonia con John Elkann, ha continuato a valutare altre possibilità di aggregazione. Nell'estate 2017 l'attenzione si era spostata in Asia: Fca ha discusso con la cinese Geely, ma soprattutto con il gruppo coreano Hunday Motor (che ha tra i suoi punti di forza le soluzioni green dall'ibrido all'elettrico, dal gas fino all'idrogeno). Anche in questi casi, nulla di fatto.

La trattativa con Peugeot

Con Marchionne sono iniziati anche i colloqui con la famiglia Peugeot, che sono stati una costante durante l’era del manager nato a Chieti (Peugeot era già partner storico di Fiat nella joint venture Sevel che produce veicoli commerciali). Un matrimonio tra i due gruppi era considerato strategico, perché tra brand complementari, senza sovrapposizioni sui modelli e nemmeno sui mercati. Dopo l'acquisto di Opel, però, Peugeot era diventata troppo dipendente dall'Europa e Marchionne aveva abbandonato anche questo progetto. A quel punto il manager ha messo da parte l’ipotesi alleanze e si è concentrato sull'obiettivo di completare il piano 2018 con l'azzeramento del debito di Fca. "Il consolidamento sarà un problema del mio successore", aveva spiegato. Nel frattempo, però, non ha smesso di cercare delle partnership per rafforzarsi sul fronte delle nuove tecnologie e dell'auto del futuro. Fca, così, si è alleata con Google con un accordo che permette di testare sulla Chrysler Pacifica le applicazioni di guida autonoma ed è entrata nel consorzio con Bmw e Intel per il software legato alle self driving cars.

Il fallimento della trattativa con Renault

Il tema alleanze è tornato alla ribalta a quasi un anno dalla morte di Marchionne, il 27 maggio 2019, con la proposta di fusione al gruppo Renault, ma anche questo progetto non è andato in porto. Dopo che per due volte il cda della casa francese non era stato in grado di prendere una posizione netta sulla proposta di aggregazione presentata da Fca (anche a causa dei dubbi del governo francese), il gruppo presieduto da John Elkann aveva deciso - nel giugno 2019 - di far saltare la trattativa. "Continueremo a perseguire i nostri obiettivi implementando la propria strategia indipendente", aveva commentato Fca.

L’accordo con Psa

Da lì è ripartito il totoscommesse sul futuro partner di Fca (Fiat Chrysler). Fino al 31 ottobre 2019, quando è arrivato l’annuncio della nuova trattativa con Psa (il gruppo dei marchi Peugeot, Citroën, Opel, ecc...) per una fusione paritaria. Meno di due mesi dopo, poi, è arrivato anche l’annuncio dell’accordo raggiunto. Il nuovo gruppo si colloca al quarto posto della classifica dei dieci maggiori produttori mondiali di auto (in base alle immatricolazioni di auto e veicoli commerciali): al primo posto c’è il Gruppo Volkswagen, seguito da Toyota e Renault-Nissan-Mitsubishi. Un vantaggio per Fca e Psa è che i due gruppi sono complementari dal punto di vista geografico: il primo è più forte in America, il secondo in Europa e Cina. Nella nuova società, poi, confluiranno gli investimenti e le ricerche verso le auto elettriche e la mobilità sostenibile.

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